Sinistra sempre divisa
M ai come in questi mesi la sinistra di opposizione e la destra di governo sembrano assomigliare ad Otro, il mitologico cane, fratello del più noto e tricefalo Cerbero. Otro era dotato di due teste che si mordevano e si ringhiavano l’un l’altra, come se non facessero parte dello stesso corpo.
Il centrodestra è bicefalo al governo, dove da giorni Matteo Salvini e Giorgia Meloni si contendono a morsi sia le deleghe, sia le alleanze e persino l’agenda delle priorità politiche. Mentre il centrosinistra ieri si è mostrato bicefalo e praticamente diviso in due piazze, fra Roma e Milano. Una folla infinita ha sfilato a piazza San Giovanni (superiore ad ogni previsione) dove spiccavano tantissime bandiere delle Acli e della Cgil, moltissime bandiere arcobaleno della pace, e dove Giuseppe Conte era acclamato come un eroe (mentre Enrico Letta era contestato e anche sorprendentemente solo).
Una piccola piazza si è raccolta invece a Milano, alla manifestazione del Terzo Polo a favore dell’Ucraina, dove Carlo Calenda ha chiuso il suo comizio intonando polemicamente “Bella ciao” (“Noi sì che siamo titolati a cantarla”, ha detto) e ha messo il dito nella piaga.
U n Calenda assai polemico ha ringhiato “all’altra” testa: «Mi dispiace che Enrico Letta non sia qui - ha detto - mentre alla manifestazione per la pace di Roma è stato contestato. Qui, nella piazza milanese per l’Ucraina non sarebbe accaduto».
Così, mentre sul terreno del conflitto fra “pacifisti” e “interventisti”, una lotta sempre più confusa e incomprensibile, Letta finisce conteso come un osso fra il suo popolo, i suoi sindacati e le sue associazioni (che scelgono Roma), come leader - sia pure dimissionario - si ritrova a scegliere ancora una volta con chi allearsi nelle due sfide più delicate delle prossime tornate elettorali che incombono: quella del Lazio e quella della Lombardia.
In entrambe le due regioni, le due teste dell’opposizione hanno già iniziato a ringhiare e a guardarsi (è il caso di dirlo) in cagnesco. Già, perché a Milano Matteo Renzi e Calenda si sono subito avventati su una golosa preda - Letizia Moratti - e chiedono a Letta di abbandonare al suo destino il candidato che aveva in mente, l’economista Carlo Cottarelli per scegliere l’ex ministra del Pdl. Mentre a Roma Calenda ha già abbaiato all’altra testa (in questo caso Nicola Zingaretti) chiedendogli di scegliere tra lui e Conte. Già, perché l’ex segretario ieri ha lanciato un appello perché nel Lazio si scelgano un candidato ed una coalizione unica. Mentre il leader del Terzo Polo lo ha avvertito: “Se c’è il M5 stelle non ci saremo noi. Siamo inconciliabili”.
E proprio come Otro, sembrava che una delle due teste si fosse dimenticata di appartenere allo stesso corpo, se è vero che Zingaretti ha ribattuto: “Come può Calenda dire di essere contrario ad una alleanza di cui già fa parte? Si dimentica - ha detto il governatore uscente - che nella mia giunta già governiamo da anni tutti insieme da Renzi al M5S?”.
Ma in politica, come nella mitologia greca uno più uno non sempre fa due. E dunque adesso il dilemma del Pd, e del suo segretario uscente, sarà quello di scegliere fra le due piazze, e quello che rappresentano. Da un lato il suo popolo, la carne della sua carne, i militanti della sinistra e gli attivisti del M5S, che sfilavano per le vie di Roma perfettamente amalgamati pur nelle contraddizioni che una vicenda come quella dell’Ucraina trascina con sè. Dall’altro le elites che vogliono voce in capitolo, e non rinunciano a fare le mosche cocchiere.
Si potrebbe dire: ma in fondo anche a destra le due teste si ringhiano e si mordono a vicenda, e pure governano insieme. Vero: ma un conto è ringhiarsi in faccia e vincere, e un altro è ringhiarsi in faccia e perdere. Perché anche le elezioni regionali - come le politiche - sono a turno unico - e anche per il Pirellone e per la Pisana, presentarsi divisi significherebbe far vincere l’avversario. Infatti, come in un gioco speculare, sul tavolo delle regionali i ruoli sono perfettamente invertiti: a Milano è la destra che si spacca, con la Moratti che ne ne va (e cerca sostenitori). Mentre a Roma è il terzo polo che ne se ne va e pone un dilemma. Però forse bisogna ricordare che nella mitologia il c ane con le sue due teste che litigavano non ebbe grande fortuna. Fu ucciso dall’eroico Eracle. E per giunta a colpi di clava.
Giornalista, autore televisivo