L a spettacolarizzazione del suicidio è una delle più indegne degenerazioni dell’informazione che, ormai, sforna notizie a tutti i costi e senza più mediazione. “L’ultimo bacio e poi il suicidio” hanno titolato un gran numero di testate nel riferire la drammatica vicenda di due ragazzi omosessuali che, in Armenia, si sono tolti la vita dopo aver pubblicato su Instagram un’ultima foto, insieme, con la macabra didascalia “Lieto fine”.

M a è giusto trasformare in eroi due ragazzi che hanno scelto la morte come soluzione ai loro problemi? In un articolo pubblicato online si legge che “il loro amore sarebbe stato duramente criticato e ostacolato in un paese omofobo come l’Armenia” e che, pertanto “la giovane coppia di omosessuali ha deciso di suicidarsi lanciandosi dal ponte di Davtashen a Yerevan”. Nel leggere queste parole, sembra quasi che i due giovani non avessero altra scelta: e che la morte fosse, per loro, l’unica soluzione possibile.

Ora, è pur vero che, fino a vent’anni fa, in Armenia, l’omosessualità era ancora considerata un reato: ed è altrettanto vero che la comunità LGBT continua a soffrire pesanti discriminazioni. Ma è mai possibile che due ragazzi così giovani non siano riusciti a trovare una soluzione alternativa per vivere più liberamente il loro amore senza dover ricorrere all’ultima ratio del suicidio? Viene da pensare: ma perché, prima di togliersi la vita, i due giovani non hanno pensato di andare a vivere altrove: come fanno tantissime persone della loro età? Non è forse vero che milioni di perseguitati – mostrando uno straordinario attaccamento alla vita - hanno lasciato la Siria e attraversato migliaia di chilometri pur di sfuggire a condizioni di vita disumane e poter ambire a vivere dignitosamente in altri e più evoluti Paesi del mondo?

Bisognerebbe stare attenti prima di trasformare in una sorta di Romeo e Giulietta contemporanei due persone che avrebbero potuto trovare il modo di scegliere la vita e, invece, hanno preferito la morte. Come si fa a glorificare una scelta del genere, col rischio che possa diventare fonte di ispirazione ed essere emulata da altri? Perché, poi, spettacolarizzare il suicidio contribuendo a rendere virale la macabra foto di un ultimo bacio, coronata dall’ancor più macabro sottotitolo “Lieto fine”? Non c’è nessun lieto fine nella morte. Nessun lieto fine nel suicidio. Nessuno ha obbligato questi ragazzi a uccidersi. Ci sono milioni di omosessuali, in Paesi molto più arretrati dell’Armenia, che lottano ogni giorno per i diritti della comunità LGBT. Casomai sarebbero costoro a dover essere glorificati e le loro azioni a diventare fonte di ispirazione per il resto del mondo.

© Riproduzione riservata