S abato pomeriggio il Cagliari è stato battuto dal Parma allo stadio “Tardini”, punteggio finale due a uno. Il Parma ha superato i rossoblù in classifica, portandosi a ridosso delle prime, con la squadra di Ranieri che dal quinto posto oggi è al sesto. Un piccolo disastro, se parliamo di numeri. L’arbitro, Matteo Gariglio, impiegato torinese, uno come tanti, ha concesso un rigore al Parma usando il microscopio, di quelli buoni però. E il Cagliari, in campo e soprattutto fuori, non l'ha presa bene. Chiudendosi in un silenzio che stupisce, però, per la sua scarsa efficacia.

L’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive – organismo del ministero dell’Interno – aveva vietato la vendita dei biglietti per Parma-Cagliari proprio nella provincia di Cagliari, tenendo così i tifosi rossoblù “locali” lontani dal Tardini. La società di Tommaso Giulini ricorre al Tar, lo stesso Tar dà ragione al ministero dell’Interno, Giulini replica indignato via Twitter, la gente rossoblù allo stadio ci va comunque, passando per altre vie. Poi c’è la partita, dove l’arbitro e il resto della comitiva (collaboratori e Varisti di diverso tipo) combinano un po’ di marachelle, regalando al Parma un pareggio piovuto dal cielo (nessuno aveva visto quell’improbabile fallo di braccio, tantomeno i calciatori in campo) e poi il Cagliari ci ha messo del suo.

Ma poi, alla fine, perché non metterci la faccia e dire a chiare lettere «così non va»? Perché non replicare live all’arbitro, al Var, perché non dire grazie a quei tifosi che avevano comprato i biglietti per aereo e stadio, imboccando poi la dolorosa strada del rimborso? Ci sono dirigenti (il diesse Bonato era lì), o allenatori – Ranieri ha il carisma e la faccia giusta per andare in sala stampa e cantarle a tutti – o magari il capitano, per questo. La strada verso la Serie A deve essere battuta con ogni mezzo lecito, dentro e fuori dal campo. L’immagine va difesa non solo nelle stanze federali. Il presidente ha scelto la linea del silenzio o di Twitter, ma il Cagliari deve dire la sua, forte e chiaro, nell’epoca della tv, degli smartphone e del tutti connessi sempre. A volte il silenzio non è l’arma migliore.

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