U n magistrato di mia conoscenza mi ha confessato di essere preoccupato per l’aumento di reati violenti legati all’abuso di alcol o di droghe. È chiaro: questi due anni di paure, difficoltà e restrizioni hanno portato un gran numero di persone a ricorrere alla scorciatoia dei superstimoli per anestetizzare il disagio inferto da sempre più stringenti limitazioni e privazioni. Ma, cosa sono i superstimoli? Il Premio Nobel per la medicina Nikolaas Tinbergen ha dedicato la propria vita a studiarli e a catalogare i loro effetti sia sulla mente umana che su quella degli animali.

G eniale fu la sua intuizione di costruire uova di dimensioni maggiori del normale e più colorate del solito. Ebbene: gli uccelli smettevano di covare le loro uova preferendo occuparsi di quelle finte: proprio perché attratti dalla maggior dimensione e dal bell’aspetto. Sembra incredibile: eppure il più vitale istinto di quegli animali veniva deviato e vinto dagli eccessi della finzione.

Le droghe – pesanti o leggere –, il gioco d’azzardo, l’abuso di alcol, la pornografia e perfino l’abitudine di consumare soltanto bevande estremamente zuccherate produrranno pure effetti molto diversi tra loro, ma sono tutti superstimoli: che generano maggiore intensità rispetto ai normali stimoli offerti dalla vita di tutti i giorni.

Ecco perché, al confronto con i superstimoli, la quotidianità perde sempre: apparendo meno appagante e meno piacevole. Un po’ come quando si fissa a lungo il sole: una volta distolto lo sguardo, tutto, d’intorno, appare a lungo immerso in un quasi buio, in una penombra innaturale.

Non solo. Il costante cocktail di ormoni artificialmente prodotti dai superstimoli (la dopamina, l’endorfina e la serotonina, solo per menzionarne alcuni) offrono – quasi istantaneamente - un appagamento rapido e veloce: un lenimento, insomma, una sorta di anestesia al disagio e al dolore. A lungo andare, questo cocktail di ormoni finisce per alterare la corteccia cingolata che, all’interno del cervello, influisce, fra l’altro, sulle decisioni etiche e morali e regola la capacità di fare la scelta più vantaggiosa. (Ecco, forse, individuato il nesso fra l’abuso di stuperstimoli e l’aumento dei reati violenti di cui l’amico magistrato si preoccupava!)

Ma non è tutto: i superstimoli, finiscono anche per inibire la ricerca della soddisfazione nella vita reale, perché alterano il nostro istinto (proprio come le uova finte più colorate e più belle alteravano quello degli uccelli studiati da Tinbergen) usurpando il potere al normale meccanismo di regolare appagamento, e predominando in maniera innaturale su quasi tutto il resto. Gli scienziati Barritt Everitt e Trevor Robbins descrivono i meccanismi della dipendenza dai superstimoli come una transizione da azioni consapevoli ad azioni abituali che, poi, però, finiscono per diventare compulsive: dove l’atto compulsivo è l’incapacità di determinare se ci si trova a compiere una determinata azione soltanto perché piace o perché lo si vuole realmente.

“Voglio davvero comprare il terzo gratta e vinci della giornata? Oppure sento la spinta a farlo soltanto perché mi piace l’azzardo?”

Ora che le restrizioni legate alla pandemia cominciano a farsi meno soffocanti, riappropriarsi dei normali appagamenti che la vita di tutti i giorni sa offrire può aiutare chi è caduto nella trappola dei superstimoli a liberarsene, nella consapevolezza che non si tratta di una scorciatoia per la felicità: ma, a lungo andare, di un biglietto di sola andata per la tristezza.

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