S e non ci fossero queste fastidiose incombenze, le vacanze e il calciomercato, saremmo lì a sbirciare da dietro le tende del ritiro di Assemini i volti, le giocate, i movimenti del Nuovo Cagliari. Saremmo lì, sotto il tiepido sole dei pomeriggi asseminesi, a cercare di capire se Mister Promozione vara il 4-4-2 o se si affiderà all’ispirazione, partita dopo partita, caso per caso.

All’uscita del centro sportivo, poi, avremmo assistito volentieri alla processione dei ragazzi rossoblù, belli e profumati di ottimo bagnoschiuma griffato, fermati dai passionali e irriducibili tifosi per il selfie, la firma e le frasi di rito. Invece queste maledette vacanze tengono la febbre in stand by e la curiosità si può soddisfare solo nutrendosi delle pillole – spesso blandi palliativi – della campagna acquisti e cessioni.

Il Cagliari ha uno straordinario credito, un tesoro di fiducia e amore messo in piedi dopo il tunnel di Zappa e la zampata di Pavoletti. Un credito incalcolabile, costruito sul campo con la direzione tecnica di un signore che a Cagliari ha scritto una delle più belle pagine della sua carriera. Claudio Ranieri ne ha combinate tante, da quando nel 1986 si tolse le scarpe da gioco e indossò la tuta di allenatore a Lamezia Terme, campionato Interregionale. Ha portato in due anni il Cagliari dalla C alla A, vinto i derby di Milano, Roma, Torino e Genova, ha trionfato da underdog nel campionato inglese, si è portato a casa la Supercoppa Uefa. Ma quel colpo di Bari l’ha colpito al cuore e ora non vuole smettere di stupire. Ecco perché questo credito non va sprecato, questa squadra va protetta. Tommaso Giulini deve guidare la “blindatura” di una squadra che è condannata a restare in alto. Per i suoi tifosi, per la storia, per i piani stessi del presidente. Il ritiro comincia oggi e diciamo che il progetto di rafforzamento non è ancora decollato. C’è tempo, ma non troppo. Buona corsa, ragazzi. E voi, maledette vacanze, finalmente siete finite.

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