A vere tante risorse non vuol dire spendere bene. E non è detto che la spesa pubblica sia sempre efficace. Anche perché i meccanismi per misurare questi parametri spesso sono obsoleti o comunque non proprio immediati. E così, dopo tanti anni si parla di cattedrali nel deserto, incompiute ma soprattutto sviluppo pari a zero. Se ci fosse uno studio valido sulle ricadute degli investimenti, in Sardegna si vedrebbe che in molti casi la spesa non dà i risultati attesi, soprattutto quando i progetti finanziati sono quelli che giacciono da anni nei cassetti.

Pi ani che poi vengono rispolverati al momento opportuno. Le nuvole cariche di fondi, tra Pnrr e risorse europee, sono pronte a scaricare una pioggia di denaro sulla Sardegna che, come i rovesci torrenziali, si disperde tra mille rivoli, perché nessuno incanala i flussi verso un obiettivo unico o progetti coordinati. I centri di spesa nell’Isola sono tanti: ci sono gli uffici statali, emanazione di Governo e ministeri, c’è la Regione che eroga molti fondi direttamente oppure attraverso le agenzie specializzate, da Laore all’Aspal, per citarne qualcuna, fino poi agli enti locali, i Consorzi industriali, alcune Fondazioni, i Gal (gruppi di azione locale). Una pletora di uffici con personale più o meno specializzato che dovrebbe avere una missione precisa. Non sempre però viene portata a termine nel migliore dei modi.

Pensiamo per esempio a quanti enti si occupano di turismo. Senza dubbio gli uffici dell’assessorato regionale, che erogano anche finanziamenti per promuovere l’Isola, poi le Camere di commercio, che hanno specifiche competenze anche in questo settore, e infine i Gal che operano per promuovere alcune aree specifiche. In passato c’erano anche gli Enti provinciali del turismo. Di recente, si è visto che pure i Consorzi industriali sono entrati in qualche modo a far parte del magico mondo della promozione dell’industria delle vacanze. Quello di Tortolì, ad esempio, non solo è proprietario di un aeroporto, ma ha ricevuto anche un cospicuo finanziamento dall’assessorato regionale per occuparsi di far conoscere il territorio ogliastrino baciato dal dono della longevità, cosa che attira curiosi da tutto il mondo interessati alla blue zone del Gennargentu.

Siamo sicuri che nello statuto dei Consorzi industriali siano presenti anche mansioni che riguardano il settore turistico? Se ci sono, dare i soldi per questo scopo non è sbagliato, ma Di Pietro avrebbe chiesto: che ci azzecca?

I Gal nel frattempo spendono soldi per i percorsi di mountain bike, per il trekking, per gli agriturismo, per le antiche vie della transumanza e magari anche per i cammini religiosi, come accaduto in un Gruppo di azione locale del centro Sardegna che ha organizzato una bella gita a Santiago per andare a vedere come funzionava lì. Nessuno ha percorso il cammino, ma il cibo e il buon vino sono stati oggetto di esame approfondito.

Con tutto questo fiorire di centri di spesa, dunque, viene da chiedersi come mai i fondi per fare le infrastrutture importanti, alla fine, non bastino mai. Per concludere i lavori di una diga bisogna arrabattarsi per trovare le risorse, così come per costruire una strada, un ponte, un percorso necessario a canalizzare i flussi turistici e anche far arrivare i vacanzieri più facilmente nell’Isola. Ognuno spende e spande come vuole, seguendo la sua inclinazione, senza però una visione globale e senza centralizzare quanto meno l’individuazione degli obiettivi da raggiungere.

Questo compito appartiene, oltre che all’assessorato regionale, al Centro regionale di programmazione che non ha un direttore da diversi mesi. O megl io, c’è una delibera di Giunta che individua il nome: si chiama Eugenio Annicchiarico ed è un dirigente passato per ministero del Lavoro e Aspal. Manca però il decreto per renderlo operativo. Nel frattempo, vecchi progetti escono dai cassetti e prendono la strada della spesa pubblica. I risultati restano però tutti da valutare.

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