N egli ultimi anni due tendenze culturali hanno catturato l'attenzione del pubblico in modi sostanzialmente contrastanti: la Cancel Culture e la Slow Art. Questi due movimenti hanno suscitato discussioni e polemiche senza fine, spingendo molti a riflettere sulla loro efficacia, le loro implicazioni e sulla possibilità di trovare un eventuale terreno di dialogo. La Cancel Culture, nota anche come cultura della cancellazione, è stata protagonista di numerosi e gravi episodi di vandalismo in diversi Paesi del mondo.

S i tratta di un fenomeno in cui individui o gruppi cercano di cancellare dalla storia e dalla cultura della società personaggi pubblici, opere d'arte o idee che considerano offensivi o dannosi. La Cancel Culture ha dimostrato un'enorme capacità di mobilitazione sulle piattaforme dei social media, dove una singola pubblicazione o un tweet possono scatenare una reazione a catena che porta alla condivisione di gesti sciagurati che pretendono l’eliminazione o l’oscuramento di opere artistiche. Questo movimento, nato con l’intenzione di promuovere la giustizia e la responsabilità sociale, ha naturalmente evidenziato la sua incapacità di ascoltare e incoraggiare il dialogo. Arrecando danni immensi al patrimonio storico artistico mondiale.Dall’altro lato dello spettro culturale, la Slow Art invita il pubblico a rallentare e contemplare le opere d’arte con meditata e profonda attenzione. Questa tendenza è un riflesso del desiderio di fuggire dalla frenesia della vita moderna, che spinge le persone a cercare momenti di riflessione e intimità con l’arte. La Slow Art promuove un’esperienza dai tempi più lunghi e più contemplativa, in contrasto con il consumismo culturale che spesso incoraggia a vedere il maggior numero possibile di opere in un breve periodo. Che addirittura si risolve quasi sempre in un attimo se si considera che la durata media di visione di un quadro non supera mediamente i 10 secondi.La tensione tra questi due movimenti sembra evidente, ma potrebbe esserci anche la possibilità di una sintesi. Il primo passo potrebbe essere quello di riconoscere che entrambi i movimenti cercano, anche se non sempre con comportamenti condivisibili, un cambiamento culturale positivo. La Cancel Culture aspira a una società più equa e inclusiva, mentre la Slow Art promuove la consapevolezza e la contemplazione. Entrambi gli approcci riflettono la necessità di porre fine alla superficialità e all'ignoranza che spesso permeano la nostra cultura contemporanea.Un possibile punto di incontro tra questi due movimenti potrebbe essere la promozione di un’attenzione più profonda e critica alle opere d’arte che vengono contestate. Invece di eliminare o oscurare opere, potremmo cercare di comprenderle meglio, esplorando il contesto storico e culturale in cui sono state create. Questo approccio potrebbe aiutare a eliminare i contorni negativi della Cancel Culture, rendendo più evidente la differenza tra criticare un’opera d'arte e demonizzarne il suo creatore fino a desiderarne la “damnatio memoriae” e la sua cancellazione.Allo stesso tempo, la Slow Art potrebbe beneficiare della consapevolezza delle sfide e delle ingiustizie che la società affronta. La contemplazione delle opere d’arte può diventare un veicolo per il dialogo e la riflessione su questioni sociali importanti.Entrambi i movimenti hanno nei loro principi più nobili il potenziale per arricchire la nostra comprensione dell’arte e della cultura, se usati in modo equilibrato. Trovare un terreno comune tra di essi potrebbe portare a una cultura più inclusiva, riflessiva e respon sabile. Ciò richiede, tuttavia, un impegno di tutti e una disponibilità ad un’apertura alla sintesi e al dialogo di cui purtroppo oggi non si scorgono neppure le premesse.

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