D opo il blocco causato dalla pandemia e i problemi legati alla guerra in Ucraina il turismo italiano tenta di ripartire confidando sull’appeal del nostro Paese. Timori per i riflessi del conflitto e rincari dei prezzi in ogni settore hanno messo un freno a quella che sembrava la stagione del rilancio alla grande. Eppure i segnali positivi dei ponti di Pasqua e del primo maggio lasciano aperte le porte all’ottimismo sulla base dei numeri visti nelle località turistiche e delle prenotazioni per l’estate. Anche le analisi degli esperti confermano che l’Italia resta sempre tra le mete preferite dei vacanzieri.

Il settore turistico rappresenta un volano straordinario per l’economia nazionale, soprattutto per le regioni del sud e le isole. Per questo si accende la competizione quando si tratta di accaparrarsi le fette maggiori dei flussi turistici italiani ed esteri puntando sul contenimento dei prezzi e un’offerta diversificata.

Alla luce di quanto si legge sui siti specializzati, tra le regioni la Puglia sembra aver spiccato il volo prevedendo un’altra estate da record. Attende gli italiani, in particolare settentrionali, che negli ultimi anni hanno lasciato la Riviera romagnola per scendere più al sud verso la costa salentina. Ma continua ad attrarre, oltre i turisti, anche gli investitori stranieri, sempre più alla ricerca di immobili e residenze da acquistare, per trascorrere le vacanze oppure il resto della loro vita. Molti tedeschi, numerosi inglesi e francesi, in maggioranza però americani, il cui interesse ad investire in Puglia ha registrato un balzo in avanti.

Un ’attenzione verso il tacco d’Italia da parte degli americani sotto la spinta anche della campagna promozionale della Regione Puglia in corso su tutti i media del New York Times.

Così la terra degli ulivi e di una tradizione enogastronomica molto varia, gioca le sue carte sulla professionalità dell’accoglienza, sulla qualità dei servizi e sulla competitività dei prezzi. Qualche tempo fa ho incontrato in volo da Cagliari a Bari un noto albergatore barbaricino, uno dei pionieri del turismo dell’interno che, sin dagli anni Ottanta, ha coniugato con successo la formula montagna/mare/territorio promuovendo ippoturismo, trekking, bike e la bontà dei prodotti locali. L’aritzese Ninni Paba era la prima volta che visitava la Puglia con lo spirito del turista, l’occhio dell’esperto, ma l’umiltà di vedere cosa fanno gli altri. Al ritorno ci siamo ritrovati sul medesimo aereo. Era entusiasta per quanto aveva visto e vissuto. La generosa ospitalità di cui noi sardi giustamente ci vantiamo - diceva - è ben altra cosa rispetto al concetto di accoglienza. Per i pugliesi è impensabile spennare il turista di passaggio convinti furbescamente che tanto ne verranno sempre altri.

La Puglia non ha il nostro mare, anche le località balneari più celebri come Polignano o Gallipoli, non possono competere con le coste sarde. Ma gli operatori pugliesi hanno imparato a valorizzare al massimo i servizi in spiaggia e le attrazioni anche per il “dopo ombrellone”; tengono alla cura e alla vivacità dei centri storici; lavorano da aprile a ottobre con personale esperto e spesso della stessa famiglia. I turisti si sentono coccolati, restando affascinati dall’atmosfera vacanziera dei luoghi e dall’efficienza del personale. Inoltre i prezzi nel rapporto con la qualità - lo posso confermare visto che ci vivo per metà dell’anno - sono assai inferiori rispetto a quelli dell’Isola. La Sardegna, anche senza contare il costo dei trasporti, è troppo cara rispetto alle altre regioni.

L’assessore al turismo Gianni Chessa, ben consapevole di toccare un tema scottante, di recente lo ha dichiarato a chiare lettere. Ed è stato sommerso dalle critiche di chi continua a voler far cassa in tre/quattro mesi, che lavora con improvvisati stagionali e che ribalta le responsabilità sui politici. La Regione, certo, deve fare la sua parte con campagne di marketing appropriate e risolvendo una buona volta la questione dei trasporti. Ma gli operatori dell’intero settore, ciascuno nella propria attività, devono dimostrarsi all’altezza della sfida. Magari, come Ninni Paba, andando a vedere cosa fanno gli altri.

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