L a guerra spiegata in due minuti” promette un video diffuso online da un’agenzia di stampa: come se fosse veramente possibile capire in 120 secondi la complessità del conflitto tra Russia e Ucraina, l’esito di un’intricata vicenda geopolitica che, per dieci anni, è stata una bomba a orologeria pronta ad esplodere. Semplificare, voler ridurre tutto a uno slogan da poter urlare è un’attitudine che non migliorerà certo lo stato delle cose. A coloro che, in queste settimane, mi hanno parlato della guerra ho chiesto: “Hai ascoltato integralmente i discorsi di Putin”?

N essuno di loro lo aveva fatto. Ci sono poi quelli che, per favorire la pace, non comprano più la vodka: senza rendersi conto che la maggior parte delle etichette (come la Absolute e la Grey Goose) sono prodotte nell’Unione Europea. E ci sono i teatri d’opera che stralciano dal cartellone i concerti degli artisti moscoviti. Naturalmente, ci sono anche le azioni in segno di protesta delle grandi aziende: Netflix interrompe il servizio in Russia e numerose carte di credito hanno annunciato, di fatto, la sospensione di tutte le operazioni. Le carte emesse in tutto il mondo da American Express non funzioneranno più in Russia, mentre le Amex emesse dalle banche russe cesseranno di funzionare all’estero.

Insomma: un russo che marcia a Londra per la pace non potrà usare la sua carta di credito per pagare l’albergo in cui soggiorna.

I cineasti russi lo hanno ben spiegato: boicottare il cinema russo significa silenziare anche le voci di chi protesta. Senza contare che, in Russia, milioni di abitanti lottano molto più di noi contro questa guerra e migliaia di persone sono finite in carcere per avere manifestato il loro dissenso verso Putin. Persone che sono state addirittura pestate e incappucciate per essersi opposte al volere del loro presidente. Anche costoro - anche questi eroi che, di fatto, hanno messo a rischio la loro vita e la loro libertà per la pace - non potranno più guardare un film su Netflix e, soprattutto, risentiranno di tutte le sanzioni che, di giorno in giorno, vengono imposte alla Russia, indebolendo di fatto anche tutti quei cittadini che stanno lottando in prima linea contro questa guerra.

È giusto, dunque? È giusto urlare nelle piazze “Russi assassini?”, boicottare le loro attività commerciali e i loro ristoranti, qui da noi, facendo di tutta l’erba un fascio? Non sarebbe forse meglio informarsi a fondo e capire a pieno l’ampia complessità di questo conflitto che tutti noi ci troviamo a testimoniare? Se è vero che la soluzione diplomatica – così come accadde nel 1962, quando l’allora U.R.S.S. tentò di installare missili nucleari a Cuba e si rischiò davvero una terza guerra mondiale - pare essere quella più plausibile per la risoluzione delle ostilità in corso, è altrettanto vero che l’isteria collettiva, la rabbia mal veicolata e la mancanza di comprensione del reale stato delle cose, serviranno soltanto a ingarbugliare e rendere ancor più incomprensibile la matassa dei fatti: che invece andrebbe sbrogliata con ragionamenti aderenti alla verità.

Informarsi obiettivamente, districarsi tra le notizie vere e quelle false, andare a fondo nella conoscenza delle dinamiche pregresse che hanno portato all’esplosione di questa guerra potranno invece aiutarci a capire meglio cosa sta accadendo. L’impegno in tal senso di ciascuno di noi non servirà certo a risolvere questo conflitto: ma almeno ci aiuterà a realizzare cosa sta realmente accadendo e a poterne parlare a proposito, dopo aver formato un’opinione solida, da poter sostenere con convinzione.

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