P uò capitare in un mercatino di essere trovati da un'edizione anastatica che interroga sui libri stampati con soldi pubblici per essere abbandonati in magazzeni o per strada. Se poi si tratta di “L'ottantanove cagliaritano” di Ottone Bacaredda del 1909, ristampato nel 1989, la coincidenza di date pretende che non lo si abbandoni e lo si raccolga dal marciapiede dove giace. Può capitare di scoprirvi una dedica di un entusiasta donatore e, nel testo, sottolineature, asterischi, rimandi del ricevente. Pratiche, come sa chi ama la lettura, di assoluta intimità che non si vorrebbe condividere o rendere pubbliche. Le sottolineature di chi ricevette in regalo l'anastatica del libro di Bacaredda confermano quanto potente sia il rispecchiamento in un testo di chi legge tanto da diventarne a sua volta autore. Quel cagliaritano dei primi novanta del secolo scorso che ricevette il libro sarebbe perciò piaciuto a Borges ma è anche il cittadino a cui si riferisce il Codice dei Beni culturali che tutela la percezione del paesaggio che, come dice l'art. 9 della Costituzione, si costruisce con l'educazione. Nel caso dell'appassionato lettore di Bacaredda si tratta di un'idea di urbano di lunga durata; a specchio su quella assai profonda e complessa del celebre sindaco di Cagliari, motore della sua transizione da piazzaforte millenaria a città borghese. Cagliari en marche scrisse Bacaredda, anticipando curiosamente Macron. Protagonista la bona civitas come chiamerà la comunità non solo borghese che in trenta anni era cresciuta del 40% e in venti aveva quintuplicato la popolazione delle classi elementari e tecniche. Cagliari, sintesi della Sardegna tramite gli inurbati ma soprattutto le classi dirigenti diventate cagliaritane senza perdere le origini. Abitavano come progetto le identità dell'urbano attraverso le declinazioni dell'“intellettuale collettivo” che anche a Cagliari ha fondato la modernità: giornali, a partire da L'Unione; scuola; partiti; organizzazioni; musei. In breve il civismo. Bacaredda stampacino; gli Asproni da Bitti; Spano da Ploaghe; Cocco Ortu, tra Campidano e Goceano; Scano da Sanluri; i fratelli Gramsci da Ghilarza. Paesi? Piuttosto luoghi di prossimità della città. Spano, Vivanet, Taramelli, attraverso il Museo ne raccontano nessi e gesta antiche. Chi sono oggi a Cagliari gli intellettuali collettivi e dove i loro luoghi?
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