S Sono giorni in cui si insiste sulla necessità della memoria. Tanti gli antidoti per diventare portatori sani contro la smemoratezza ma anche contro la retorica del ricordo. Perciò serve interpellare il pensiero di Antonio Gramsci e la sua biografia che riguardano da vicino Cagliari. Specialmente “La città futura”, rivista pubblicata a Torino l'11 febbraio 1917, e il brano “Odio gli indifferenti”, in cui riprende dal drammaturgo F. Hebbel che «vivere vuol dire essere partigiani». Per Gramsci «l'indifferenza è il peso morto della storia [..] la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché [..] qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica». Educare e formare i giovani alla memoria sarà per lui ossessiva e fondamentale cifra politica. Aveva inteso che la debolezza educativa è l'irriducibile insidia ostativa ad ogni miglioramento. Ci si emancipa dai domini feudali acquisendo strumenti culturali che consentono di essere liberi, di autodeterminarsi, e di agire da classe dirigente che fonda la città futura su responsabilità, impegno, etica, bene comune, pari opportunità. Debitore a Croce ma anche agli sprovveduti quanto motivati preti del liceo di Santu Lussurgiu dove prese la licenza ginnasiale; ai docenti del Dettori, malgrado i limiti, scoperti a Torino dove alla glottologia antepose la politica, téchne superiore a quante abitano la città perchè è la loro sintesi. Gramsci fu riconoscente soprattutto a quel Raffa Garzia animatore di una vivacissima Cagliari e direttore di questo giornale, dal novembre 1903 all'ottobre 1912. Chiamò a collaborarvi illustri letterati tra cui E. Costa, S. Satta, G. Deledda, trasformando il foglio in un «intellettuale collettivo». Ebbe con Gramsci uno speciale rapporto tanto da offrirgli, nell'estate del 1910, la tessera di giornalista, e da pubblicargli il 25 luglio un pezzo. Si attende come antidoto all'indifferenza che «opera potentemente nella storia» un memorandum nel corso Vittorio 149 dove visse e, perché no, nell'Unione Sarda, sopravvissuto all'Unità, fondato da Gramsci forse pensando al giornale di Garzia.
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