S i avvia al tramonto, quasi indenne da memorialismi ideologici, l'anniversario più a rischio di retorica, il 50° del 1968; forse perché l'otto finale è denominatore di altri illustri anniversari diventati parimenti innocui.

Si pensi al 70° dello Statuto, così al ribasso che persino un'ammiccante campagna per celebrarlo è diventata la fotografia della crisi dell'Autonomia. Sopravvissuto alla prima stagione dei diritti soggettivi, è coetaneo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani pure essa in affanno.

Scadono intanto il 31 dicembre il centenario della fine della Grande Guerra, svoltosi con dignità grazie ai militari; l'80° delle leggi razziali, imbarazzante anche in Sardegna, e il 40° dell'omicidio di Aldo Moro, oggi campo di riconciliazione delle vittime collaterali. Per pochi intimi i 200 anni dalla nascita di Karl Marx che finalmente è altro dalle pratiche politiche in suo nome.

Ma prima della fine di un anno segnato dalla violenza sulle donne, urgono tre anniversari silenziati perché interpellano l'opinione pubblica sulla rimozione di tanta tragedia; una forma di Alzheimer che anche nell'isola alimenta la negazione simbolica delle donne, premessa della negazione fisica che la cronaca chiama femminicidio e Nereide Rudas muliericidio.

Il primo anniversario riguarda “Il secondo sesso” che Simone de Beauvoir scrisse nel 1948, pubblicato a Parigi nel 1949 e in Italia nel 1961 (il 2018 è il 110° della sua nascita!). (...)

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