I l Regno Unito ha una nuova prima ministra. Liz Truss è la terza donna Premier, e la quarta persona ad avere le chiavi di Downing Street in quello che, almeno per i criteri britannici, è stato un via vai di primi ministri dal referendum sulla Brexit nel 2016.

Truss prende in mano la direzione della Gran Bretagna in un momento preoccupante, e senza che la maggior parte del Paese abbia avuto voce in capitolo. È bastato persuadere ottantamila membri del partito conservatore (ventimila in più del suo rivale, l’ex ministro delle finanze Rishi Sunak) per diventare leader di un Paese di 67 milioni di persone. Ma se sfoggiare le sue credenziali conservatrici, promettendo tagli alle tasse, è bastato per convincere i fedelissimi, non sarà abbastanza per dare una stabilità economica a Londra. E questo lei lo sa.

In pochi invidiano la sfida che Liz Truss dovrà affrontare. Il Regno Unito è nella morsa di una crisi del costo della vita. I prezzi dell’energia crescono esponenzialmente, si prevedono continui scioperi dei trasporti, sanità e istruzione, e l’inflazione potrebbe arrivare al 18% nel 2023, il livello peggiore fra i Paesi del G7.

Prima ancora che Truss incontrasse la Regina Elisabetta per essere incaricata ufficialmente, si stava già parlando di come il suo governo avrebbe annunciato manovre per sovvenzionare le enormi bollette energetiche per questo inverno che stanno causando un vero e proprio clima di panico nel Regno Unito.

P er rendere l’idea del momento, un programma televisivo mattutino ha posto in palio come premio della loro “ruota della fortuna” il pagamento delle bollette del gas per il telespettatore fortunato. Sei mesi fa il premio sarebbe stato una vacanza in Spagna. Ora avere la bolletta pagata è il vero lusso desiderato, non due settimane al sole.

Liz Truss sa essere un camaleonte. Ha fatto parte parte di governi conservatori dal 2012: Liberale (e anti-Brexit) con David Cameron. Cambia maglia come pro-Brexit nel governo di Theresa May. Ed è rimasta fedele a Boris Johnson fino all’ultimo, proprio lui che invece aveva pugnalato i predecessori. Truss è economicamente a destra come ideologia. Ma in un momento in cui sia le famiglie che le industrie sono particolarmente vulnerabili, l’ideologia potrà dover far spazio al pragmatismo.

Fra impatto economico del Covid e la crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina, il Regno Unito non è certo l’unico Paese che sta soffrendo in questo momento. Ma per i britannici questi fattori si aggiungono alla continua instabilità dovuta alla Brexit. Che crea anche disagi politici interni. La tensione in Irlanda del Nord continua a causa dei controlli sulle merci che entrano nell’Ulster dalla Gran Bretagna. Il Regno Unito minaccia di tirarsi indietro dall’accordo con l’Unione Europea per cercare di risolvere la situazione, che potrebbe invece crearne una peggiore con Bruxelles.

Intanto i nazionalisti in Scozia continuano a chiedere un altro referendum per decidere se lasciare il Regno Unito. Avendo votato contro la Brexit, c’è una alta probabilità che la Scozia possa scegliere di fare parte dell’Unione Europea e non del Regno Unito, se mai gli fosse permesso da Westminster un altro referendum, cosa improbabile. Nessun primo ministro vuole passare alla storia per aver presidiato sulla separazione delle nazioni che formano lo United Kingdom.

Non si sente molto ottimismo in giro per l’arrivo di Truss. Al massimo un leggero sollievo per avere nuovamente un governo funzionante (si spera) dopo mesi di scandali attorno a Boris Johnson seguiti dalla estenuante contesa fra Truss e Sunak.

In 30 anni che vivo in questo Paese, che ormai chiamo casa, non ho mai percepito un tale senso di apprensione per il futuro. C’è una paura tangibile per una crisi dalla quale il Regno Unito non uscirà facilmente. E anche se scelta da solo 80 mila persone, Liz Truss è ora responsabile per il futuro della nazione intera in uno dei momenti più difficili della sua storia recente. Truss può dunque brindare al prestigioso incarico ricevuto ma il suo è un calice avvelenato.

Giornalista a Londra

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