“ C ’è del marcio in Danimarca” e tanta confusione sotto i cieli d’Europa, soprattutto al riguardo della nostra moneta. È vero che la gente si è progressivamente avvicinata alla finanza, se non altro riflettendo sull’allocazione delle proprie risorse tra scelte alternative al fine di massimizzarne il tornaconto, ma la comprensione e la gestione dei fenomeni squisitamente monetari sembra riguardare solo una gelosa élite di iniziati, e forse proprio a causa di questa barriera (corporativa o classista o religiosa) non viene svolta la necessaria formazione pubblica, neanche in termini di una comunicazione chiara.

D ai commenti ricevuti, la dematerializzazione del denaro sembra ad esempio portare all’esistenza di un euro digitale da noi già usato, cosa assolutamente non vera. Le carte di credito, le transazioni online come i bonifici e i vari sistemi di pagamento, ad esempio PostePay, che noi utilizziamo, non sono infatti altro che strumenti che richiedono l’esistenza di denaro contante depositato in banca. In un odierno pagamento che non utilizzi i contanti impariamo dunque a cogliere la presenza di due intermediari: la conosciuta e scontata banca, alla quale abbiamo affidato i nostri depositi, e il “passadenaro” (che può essere o meno la banca stessa) che nella transazione svolge un ruolo di tipo tecnico-funzionale.

Ho già scritto dei rischi del delegare a terzi la gestione delle nostre transazioni senza possibilità di efficaci controlli. Un pericolo ancora maggiore, secondo la mia opinione, sembra risiedere nell’introduzione (è allo studio, ma appare a buon punto) di un vero e proprio euro digitale. Banalizzando il processo, la Bce non stamperebbe solo moneta ma emetterebbe anche dei bit digitali, chiamiamoli così, del valore convenzionale di tot euro, che verrebbero salvati direttamente dal singolo, dunque da noi, nello smartphone personale oppure nel computer o in un dispositivo tipo borsellino elettronico. Teoricamente i vantaggi sarebbero enormi: costi nulli per commissioni agli intermediari; maggiori garanzie di non fallimento bancario (il garante primo sarebbe la Bce); possibilità di detenere un liquido a disposizione senza avere un conto corrente; minori impatti ambientali (da dimostrare); un sistema in genere più snello.

Superando però l’utopia, i rischi sarebbero non calcolabili in termini di privacy (euro digitale anonimo come il contante = possibilità di evasione, riciclaggio, uso criminale; euro digitale non anonimo = controllo totale della nostra vita da parte del “Grande Fratello”); di aumento dei tassi bancari (le banche vedrebbero ridotto il loro volume d’affari e dovrebbero rifarsi); di sicurezza della custodia (il singolo sarebbe la propria banca).

Ragionando senza pregiudizi, il funzionamento a valle ricopierebbe quello delle criptomonete, con la differenza che a monte esisterebbe una banca centrale, la Bce, e non un sistema intrinsecamente svincolato dalle politiche monetarie, presenti e future, dei Paesi. La Bce darebbe in teoria maggiori garanzie, se non altro di stabilità, ma allo stesso tempo rappresenterebbe l’anello debole dell’idea in quanto “parte politica in causa” dotata di super poteri facilmente al di fuori di un dettato democratico. Riesce difficile infatti immaginare che in un mondo come l’attuale si tuteli la privacy andando contro le politiche anti riciclaggio e anti terrorismo, ma soprattutto i cittadini sarebbero esposti ai rischi di una devastante centralizzazione. Faccio l’esempio della dichiarazione di uno stato di crisi: una politica adottata potrebbe prevedere l’impossibilità per la popolazione di utilizzare l’euro digitale per determinati acquisti, e/o per determinati luoghi geograf ici, e/o per determinati utilizzatori. La discussione non può ridursi all’abusato “Se non commetto crimini perché devo preoccuparmi?”, ma deve anche comprendere le domande: “A chi sto dando una delega in bianco sul mio patrimonio? Chi controlla i controllori? Quali sono gli strumenti democratici di indirizzo e intervento?”

Un’ultima notazione: in economia gli intermediari esistono sinché svolgono un ruolo necessario, altrimenti vengono saltati con la disintermediazione. Nel sistema dell’euro digitale siamo sicuri di riuscire a fare a meno dei “passadenaro” (che diventerebbero “passabit”)? Appare logico invece un loro aumento deciso per permettere le transazioni più comuni: l’uovo di Colombo, ahimè, non esiste.

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