G iorgia Meloni è al governo, la prima volta di una donna in Italia. Meloni si è proposta come leader del Paese, i sondaggi la premiano (FdI è al 30%), lei è in luna di miele non solo con gli elettori del centrodestra, ma con una quota crescente di italiani, perché ha mostrato in Parlamento di avere le doti giuste per guidare la nazione in tempi come questi. Che tempi sono? Partiamo dalle cose dimenticate. Oggi scocca il 249° giorno di guerra in Ucraina e questo fatto lacerante viene vissuto dai popoli d’Occidente come un evento remoto, lontanissimo, un bagliore intermittente da osservare alla finestra. Viviamo in un mondo di sonnambuli (titolo del libro di Stephen Clarke sullo scivolamento delle potenze europee nello sterminio di massa della Prima guerra mondiale), un paesaggio lunare di vivi e zombificati, mobili e inerti, fisicamente presenti e spiritualmente assenti, automi che vanno avanti verso un nessun-dove, il nulla. Se il sonno della ragione genera mostri, allora siamo in uno scenario d’agghiacciante perfezione. La guerra avanza in Crimea, dopo l’attacco al ponte, una battaglia tra cielo e mare al largo di Sebastopoli ha segnato un altro picco sismografico, scatenando le accuse durissime di Mosca a Londra e la decisione del Cremlino di sospendere l’accordo sull’export del grano.

L e guerre sono creature feroci che sfuggono al controllo dell’uomo. Ieri ho visto su Netflix il film “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, tratto dal libro di Eric Maria Remarque. Il film di Berger è la vita (e morte) dello stallo della trincea, il colpo di cannone, i corpi nel fango straziati dalle bombe, biografie fatte a brandelli dalle mitragliatrici, il corpo a corpo nel fossato, la baionetta che trafigge il cuore e spegne ogni illusione. Il giovanissimo Paul Bäumer per arruolarsi mente sulla sua età, va sul fronte con i suoi compagni - la trionfale marcia per Parigi, che non vedrà mai - e in questo quadro di gas e polvere da sparo che ricorda i dipinti di George Grosz, nello sterminio per lo sterminio, viene trafitto alle spalle da una baionetta, proprio quando la guerra è all’ultimo giro d’orologio. Non c’è redenzione, non c’è eroismo, c’è il vuoto.La guerra in Ucraina non è lontana, non è “degli altri”, è anche nostra. Perché i fatti rotolano a valle come macigni: l’inflazione a ottobre ha toccato quota +11,9% su base annua, si tratta di un balzo gigantesco in avanti che riporta il calendario dei prezzi al giugno del 1983 (quando ci fu un salto in alto del +13%) per vedere un effetto così bruciante sul carrello della spesa. Ma attenzione, pensare che tutto questo sia dovuto alla guerra in Ucraina è un abbaglio, siamo di fronte a fenomeni di lunga durata - una grande partita a scacchi della storia - che le élite non sono riuscite a leggere, questo aspetto è stato finora omesso o sottovalutato, riguarda la verità sulla leadership dell’Occidente. Sanno guidare il carro alato del nostro destino? Se dovessimo giudicare le parole che hanno speso sull’inflazione (nel migliore dei casi fu definita “temporanea” e poi “al picco” e via così in un rosario sempre più balbettante), la risposta è no, sono unfit, sono inadeguati. I campioni delle élite hanno mostrato il loro limite (un vuoto): fanno analisi con il pilota automatico (l’elenco degli abbagli è lungo, da Christine Lagarde, presidente della Bce a Janet Yellen, segretario del Tesoro americano, già presidente della Federal Reserve - entrambe si sono scusate), usano categorie per spiegare (e piegare) un mondo che in realtà non c’è più. Siamo in un’era di competizione accelerata e compressa che non corrisponde alle sorti progressive cantate negli anni Novanta, all’espansione dell’ordine liberale e alle certezze globalizzatrici dei primi anni del Terzo Millennio. La storia non è finita, è appena cominciata, è il concerto del clangore dell’acciaio, del crepitìo del fuoco e del sìbilo dei missili armati di testate atomiche.Le sfilate del pacifismo senza mappa non faranno finire il conflitto, l’estensione della battaglia dipende dalla cattiva conduzione della guerra, perché nessuna delle parti ha chiaro il proprio limite. Che cosa è vittoria e sconfitta per la Russia di Putin? E viceversa, cosa è vittoria e sconfitta per l’Ucraina di Zelensky? Quali sono i confini di guerra e pace? Nessuno lo sa, neanche gli americani. Ci stiamo avvicinando al voto di midterm (8 nov embre), la tensione interna negli Stati Uniti è altissima, l’assalto in casa di Nancy Pelosi, il ferimento del marito, è la punta dell’iceberg di una nuova guerra civile americana. Il gruppo più a sinistra dei Democratici aveva una lettera pronta per Biden per chiedere lo stop all’assistenza militare all’Ucraina, è stata ritirata per non mettere in imbarazzo la Casa Bianca. Ma se i repubblicani (a loro volta, come i dem, divisi sul che fare con Kiev) dovessero conquistare la maggioranza al Congresso, il sostegno militare potrebbe essere ridotto. Washington ha le chiavi della Santa Barbara. A quel punto, cosa farà l’Unione europea?Che tempi sono? Giorgia Meloni ha mostrato un’idea definita di Occidente, una visione d’Europa unita nella diversità delle nazioni. Ha davanti una sfida titanica: essere leader in tempo di guerra.

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