S ono passati trentatré anni, ma i colori sono gli stessi. Nel 1990, dopo la delusione azzurra al Mondiale italiano, Andreotti a Cagliari inaugurava la festa della Dc, l’Act aumentava i biglietti dei bus, al cinema impazzava “Pretty woman” e Genneruxi era invaso da pecore e topi. Il Cagliari, tornato in Serie A dopo sette anni di tempeste e resurrezioni, si preparava alla prima con l’Inter, una corazzata con i campioni del mondo della Germania e un pool di italiani d’acciaio. Panchina compresa, occupata da Giovanni Trapattoni da Cusano Milanino. Dall’altra parte, un giovane Claudio Ranieri, 39 anni e la voglia di spaccare il mondo. Finì malissimo, con tre gol di Klinsmann a zero, ma fu una festa.

Oggi le adunate dei partiti sono qualcosa di impronunciabile, il Ctm è una macchina perfetta, al cinema ci si divide fra Oppenheimer e Barbie e Genneruxi ha il suo perché. Il Cagliari, però, è sempre nelle mani di Ranieri, che ha qualche anno in più ma la stessa voglia di sorprenderti. Come nel 1990, la prima in casa dopo la promozione è affare dell’Inter, che grande era e così è rimasta. Analogie? Il centravanti campione del mondo c’era nel 1990 e c’è oggi, perché Lautaro Javier Martinez di quell’Argentina è un pezzo pregiatissimo. E il Cagliari è ancora pieno zeppo di giovani interessanti: Paolino, Provitali, Cappioli e Festa nel secolo scorso, Luvumbo, Oristanio, Obert e Sulemana oggi.

Stasera di sicuro non ci si annoierà alla Unipol Domus, che brilla a fianco del gigante demolito e in attesa di risorgere.

Trent’anni fa lo stadio Sant’Elia ci sembrava un’astronave, con l’ascensore, i bar luccicanti e il tabellone luminoso. Oggi fa paura. Ma in attesa di riaprire il tema stadio, ci concentriamo sulla stretta attualità. A Torino il Cagliari ha fatto capire di esserci, di avere connessione fra i settori del campo e anche qualche individualità interessante. Fra il Torino e l’Inter di oggi c’è una robusta differenza, è evidente, ma il calcio piace anche per il fattore sorpresa. Ranieri vuole entrare nella testa del giovane collega Inzaghi con quel ritornello (“io so come giocano loro, loro non sanno come giocherà il Cagliari”) che fa tanto pretattica vintage ma con Juric ha funzionato eccome.

Il Cagliari è nettamente meno attrezzato, ma il carattere mostrato a Torino – pressing su ogni palla e in ogni zona del campo – e alimentato dal pienone di stasera, sarà comunque un fattore importante per non partire battuti. Con la variabile Ranieri, che ha talmente il controllo della testa dei suoi giocatori da potersi inventare un nuovo Cagliari ogni volta che il palcoscenico si apre: l’attacco con due fastisiosi velocisti (Luvumbo e Oristanio) o con la torre di riferimento (Pavoletti), o magari Nandez da incursore ben coperto dai guardiani Makoumbou e Sulemana. Insomma, sono le serate di calcio che aspettavamo, dopo aver vissuto con voi una stagione in serie B dove le luci si sono accese solo alla fine. Stasera c’è l’Inter, è tutto vero.

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