I l cambio di denominazione del ministero dell’Agricoltura, con la cancellazione delle Foreste sostituite dalla Sovranità Alimentare, ha innescato un acceso dibattito, orientato prevalentemente a sottolineare l’importanza di una riserva alimentare strategica per l’interesse nazionale (crisi ucraina docet), per la pars concordante, oppure a rilevare una chiusura verso i mercati internazionali con rischi autarchici, per la pars discordante.

S iccome le parole conseguono alle cose, ho chiesto lumi al mio collega ordinario di Diritto Amministrativo, Domenico D’Orsogna, il quale mi ha chiarito che la nozione di sovranità, compiuta la sua parabola con il passaggio della stessa dal Monarca allo Stato Persona e infine al Popolo (art. 1 della Costituzione "...La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione"), ormai ha sul piano giuridico pressoché esaurito la sua funzione.

Al suo posto campeggia il concetto di interesse pubblico, da intendersi però non più come interesse dello Stato, ma interesse del pubblico. Da sottolineare che la nozione di sovranità è richiamata anche nell’articolo 11 della Carta (“L'Italia (...) consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni"), elemento questo che contrasta con la nozione di sovranità alimentare (ove intesa in senso chiuso ed escludente), considerato che l’Italia aderisce all’Onu, alla Fao, al Wfp.

Sintetizzo: a) in base all’articolo 1 la parola “sovranità”, riferita al Popolo, è (giuridicamente) sinonimo di interessi pubblici, da intendersi non come interessi dello Stato, ma interessi del pubblico, individuati e curati nelle forme e nei modi disciplinati dalla Costituzione; b) in base all’articolo 11, la sovranità alimentare è un concetto, a tutto voler concedere, molto limitato.

Ciò detto, e concordando a pieno con le prime dichiarazioni del neo ministro sul tema della difesa di un’alimentazione di interesse pubblico, tese a escludere della nostre tavole i cibi in provetta o altamente processati e, ancora meglio, a perseguire le etichettature che traggono in inganno il consumatore (dire hamburger vegetali è come dire vino con le polverine), sarebbe un atto saggio e opportuno che la denominazione del ministero restituisse dignità alle foreste e declinasse il tema alimentare nel suo complesso, compresa anche la sicurezza degli approvvigionamenti a cui mira la sovranità costituzionale, rivedendo quanto prima la qualifica in Ministero dell’Agricoltura, Alimentazione e Foreste e riempiendola dei contenuti conseguenti, declinabili nella difesa della nostra agricoltura e selvicoltura, nel diritto a un cibo sano e accessibile e nella lotta alle mafie alimentari e alle contraffazioni.

Università di Sassari

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