L ’accoglienza che hanno riservato i sostenitori del Cagliari alla prima uscita fuori porta della squadra è l’istantanea fedele di un rapporto ai minimi termini fra il pianeta più caldo della tifoseria e il club. E il silenzio dalle parti di Assemini, squadra esclusa, non aiuta. La ferita che si è aperta dopo gli arresti che hanno decimato i vertici degli Sconvolts non si rimarginerà in fretta, mentre l’affetto della tifoseria fatta di famiglie e semplici appassionati non sta mancando, con le amichevoli sempre sold out in un clima di festa. E in mezzo a questo trauma da post retrocessione, c’è invece chi lavora in silenzio.

E con una determinazione che appare il miglior esempio, di questi tempi. Se il lavoro di Stefano Capozucca non è corredato da annunci, foto, video e proclami e quindi si avverte meno, quello di Fabio Liverani invece si può già “misurare”. Poche parole, chilometri macinati a bordo campo per mettere in evidenza i punti focali del suo progetto, un’idea di squadra reale che si scontra con il sogno: il Cagliari con Nandez, Rog e Lapadula sarà una cosa, senza i due centrocampisti sarà decisamente di un altro livello. Il Cagliari che sta nascendo dalle macerie di Venezia – con i big rimasti, sia chiaro – si candida a essere una delle pretendenti alla promozione.

Sì, mancano quaranta giorni alla fine del mercato, ma in mezzo ci sarà l’apertura della stagione. E ogni buon padre di famiglia, leggi direttore sportivo, sa che consegnare all’allenatore un organico completo prima del calcio d’avvio della stagione è una regola buona e giusta. Nandez sorride, si impegna, continua a essere prigioniero di costanti problemi fisici, ma in serie B sarebbe il Lebron James del centrocampo. Per Rog, al quale è impossibile non affezionarsi, vale lo stesso discorso di Nandez, con la variante che per lui le richieste sono meno pressanti e quindi aumentano le possibilità che continui a Cagliari. Liverani non dà peso al clima di diffidenza e di ostilità che arriva dalla curva, desidera rispondere dal campo e il suo atteggiamento, all’esterno, appare proprio quello giusto: pochi fronzoli, nessun tentativo di mercanteggiare con la piazza, ma tanto lavoro sotto il sole. L’unica ricetta.

© Riproduzione riservata