S ui telefonini di milioni di italiani gira un audiomessaggio mistico crepuscolare con la voce di Silvio Berlusconi che - con sottofondo di defibrillatore - sussurra: “Se riesco… a superare anche questa… vi prometto che faremo una festa… al cui confronto i vecchi Bunga Bunga sembreranno dei ritiri spirituali per seminaristi gesuiti!”. E ancora: “Ma ricordatevi che se succede quel che succede.. dopo tre giorni essendo Pasqua venite a bussare al sarcofago, che qualcosa accade: immaginate se faccio ‘Cucù!’ Come già ho fatto alla Merkel”.

Ovviamente si tratta di un imitatore virale (peraltro bravissimo, compresa il timbro palatale odontoiatrico), però il fatto che molti si siano chiesti per un attimo “sarà davvero lui?” la dice lunga sulla mitologia miracolistica che il Cavaliere ha costruito in questi anni intorno alla propria figura. Ed è vera infatti - anche se potrebbe sembrare altrettanto incredibile - la dichiarazione di Gianni Letta al San Raffale che dopo aver visitato Berlusconi dice di lui: «La strada della rinascita, se non della resurrezione, è ormai imboccata».

I medici dicono che con quella leucemia Berlusconi non potrà più concentrarsi per più di due ore al giorno. Lui dice che vuole già tornare a casa. Le sue diagnosi restano ovviamente un mistero di fede: tre giorni fa era ricoverato con figli al capezzale, in fin di vita per una insufficienza respiratoria, poi è arrivata la notizia della leucemia, ora risorge. Il San Raffaele è suo, il medico è personale, il mitico Alberto Zangrillo, fratello di Paolo, ministro di Forza Italia.

M a al di là del caleidoscopio tra ruoli, mitologia, patologia e diagnosi, l’immagine del mondo - dagli amici ai nemici - con il fiato sospeso al capezzale del leader azzurro è una metafora berlusconiana che racconta lo stato d’animo di un intero paese. É una Italia che soffre e combatte, spesso arranca, che muore e risorge: il Pnnr c’è e non c’è, l’inflazione sale ma anche cala, il superbonus cancellato, ma anche parzialmente recuperato, il reddito di cittadinanza azzerato, ma non da subito.

È tutta la politica italiana che ha bisogno di una Pasqua laica, con la speranza che sia bella e semplice come l’immagine del pontefice (moribondo ma risorto pure lui) che lava i piedi ai detenuti minorenni a Casal del Marmo. Anche l’opposizione morta alle politiche e alle regionali risorge con Elly Schlein che rifà la squadra (e se ne va in vacanza) dopo aver tirato la carretta da agosto ad aprile: dalla campagna delle politiche da outsider alla nuova segreteria e ai nuovi capigruppo (con decapitazione implacabile della vecchia guardia). Anche i retroscena sentimentali animano questa politica: l’autogossip della deputata di Fdi che fa il test del dna, dopo le chiacchiere sulla sua storia con il ministro. E il ministro sospettato, che vai in Transatlantico (con sua moglie) e dice alla buvette: “Voglio vedere chi ha il coraggio di scrivere il nome dell’uomo”. L’autogossip preventivo per disinnescare le notizie problematiche: anche questa una vecchia tattica berlusconiana

Ma anche la Schlein ha avuto la sua settimana di passione da rubrica dei cuori. “Diva e Donna” pubblica per la prima volta la foto della sua fidanzata “segreta” Paola Belloni (bella e sarda), immortalata con tanto di cappelletto, cane e scatola per i bisogni. L’interessata reagisce pubblicando su Instagram una sua foto posata e raccontando di aver subito “un outing, ovvero una rivelazione pubblica non desiderata della propria omosessualità”. Il campo della politica, per ora, resta dominato dalla presidente del Consiglio reduce anche lei di una gag fantastica con Fiorello. “Ho conosciuto una ragazza che imita benissimo la Meloni, ora la chiamò al telefono” dice lui. E poi chiama l’interessata e le chiede: “Ma perché non ci fai quel pezzo in cui lei dice che è madre, e cattolica, e … “.

Così si sente la voce della ragazza che dice: “Mannó, per farla uguale a lei dovrei gridare come ‘na matta!”. Ma alla fine la fa. Ed ovviamente la presunta imitatrice è la Meloni vera. Ecco perché in questo Paese in transito complesso tra passato e futuro, indeciso tra il dramma e la commedia, tra la noia dell’ufficialitá, e l’adrenalina del retroscena, abbiamo bisogno dell’epifania pasquale: risorgere tutti, per poter fare anche noi “Cucù!”.

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