L a beffa è servita su un piatto d’argento: proprio quando la Gazzetta ufficiale sancisce l’entrata in vigore della norma costituzionale a tutela dell’insularità, la continuità territoriale viene sotterrata come mai era successo in oltre vent’anni di vita. La massima espressione delle tutele contro l’isolamento è stata sgretolata dalle strategie ciniche delle compagnie aeree.

T utti i movimenti operativi dei vettori sono ispirati soltanto al mercato più spregiudicato, a distanza siderale dalla filosofia degli oneri di servizio e dei collegamenti funzionali e garantiti tra la Sardegna e la Penisola.

In queste settimane che corrono verso le feste di fine anno si assiste a una situazione mai vista. Voli negli orari più improbabili, prezzi osceni, giorni senza neanche un aereo sulla rotta più importante, la Milano-Cagliari. A fine ottobre sono scomparse anche quasi tutte le linee dirette con l’Europa, rendendo praticamente impossibile il ritorno a casa a Natale per tantissimi emigrati. Per non parlare dei collegamenti marittimi, che hanno già cancellato da tempo le rotte quotidiane come la Cagliari-Civitavecchia o la Olbia-Genova. È l’anno zero per la libertà di movimento dei sardi e anche di chi nell’Isola arriva per turismo, per lavoro o per motivi familiari. Nessun controllo, nessuna programmazione, le rotte dei cieli di fine 2022 sono articolate nel disordine più totale, con il rischio che a metà dicembre il sistema trasporti vada addirittura in tilt.

Eppure dopo l’approvazione del principio di insularità tutte le parti politiche – ovviamente in piena spinta da campagna elettorale – hanno rilanciato quasi come un disco rotto lo slogan «ora servono i contenuti per dare gambe alla norma costituzionale». Eccolo un contenuto che serve: la continuità territoriale deve riprendere vita, è una vertenza imprescindibile per il futuro della Sardegna. Non può bastare il nuovo bando in arrivo nel 2023: la Regione ha il dovere di battere i pugni a Roma, il Governo è chiamato a portare il problema sino a Bruxelles. Non aiuta in questo senso il lungo vuoto all’assessorato ai Trasporti, quella casella della Giunta è vitale per dare sostanza all’emergenza continuità. Altrimenti la Sardegna si dovrà rassegnare ancora una volta a sprofondare nel Mediterraneo frustato dal maestrale, per riemergere solo quando le acque si faranno calme e l’aria più mite. Le compagnie aeree rimetteranno tutto il loro potenziale da questa parte del mare appena arriverà l’appetito del ritorno economico più sostanzioso: solo in primavera e d’estate, quando l’isola esotica indossa l’abito buono delle spiagge assolate. Per il resto dell’anno può tranquillamente restare alla deriva, lontana dal continente a vedersela col solito dio minore: quello dei ritardi su strade, ferrovie, energia, gas, che è anche quello della continuità territoriale presa a picconate.

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