I n inglese si chiama “Rule of Law Index “, che possiamo tradurre come “Indice dello stato di diritto”. Si tratta di un indicatore che misura il livello del rispetto, nei vari Paesi del mondo, del principio generale secondo cui “ciascun cittadino è soggetto soltanto alla legge”. La regola vale per tutti i cittadini, compresi i politici, i giudici e i pubblici ufficiali. Esiste un’organizzazione non-profit a livello internazionale (in inglese “The World Justice Project”, in sigla WJP), nata nel 2006, indipendente e multidisciplinare, col compito di costruire un indice per misurare il rispetto di queste regole a livello globale.

L ’indice in questione si basa sulle valutazioni (sub-indici) dei sistemi giuridici dei Paesi, dei vincoli posti all’azione del governo, dei diritti fondamentali, dell’ordine e della sicurezza, del grado di corruzione, dell’efficienza della giustizia e del grado di rispetto delle leggi. Lo scorso 25 ottobre è stato reso pubblico da WJP l’indice dello stato di diritto 2023, con le sue variazioni sul 2022, relativo alla quasi totalità dei Paesi del mondo. L’indice assume un punteggio compreso tra 0 e 1. I Paesi col maggiore punteggio nel 2023 sono stati la Danimarca (punteggio 0,90) e la Norvegia (0,89). Quelli con minore punteggio sono stati il Sud Africa (0,57) e il Montenegro (0,56). L’Italia si trova in una posizione intermedia, al 32.mo posto su 140 Paesi analizzati, con un indice pari a 0,67, rimasto invariato tra il 2022 e il 2023.

Il rapporto ha evidenziato anche che il 78% dei Paesi del mondo ha registrato un declino continuo del loro indice dello stato di diritto sin dal 2016, con legislature, magistrature e società civile che hanno perso terreno sul potere esecutivo a livello globale. I punteggi dell’indice sulla responsabilità governativa e sui controlli e gli equilibri sono infatti diminuiti nel 74% dei Paesi negli ultimi sette anni.

Dall’indagine risulta inoltre che, anche se in generale gli Stati dell’Ue sono in testa al livello globale, tuttavia 14 dei 27 Stati sono regrediti tra il 2022 e il 2023. Bulgaria e Slovacchia hanno fatto i progressi maggiori, mentre Grecia e Belgio si trovano all’estremità inferiore della scala. In particolare, la Bulgaria si è classificata al primo posto nell’incremento annuale dell’indice (+1,7%), per cui potrà usare questo risultato come argomento per convincere l’Austria e i Paesi Bassi a togliere il loro veto sulla sua adesione all’area Schengen, la più vasta zona di libera circolazione al mondo. La Bulgaria sta inoltre pianificando ulteriori riforme costituzionali entro la fine dell’anno, tra cui modifiche al Consiglio giudiziario supremo e all’ufficio del procuratore. Il Paese dovrebbe dare ai cittadini anche un accesso diretto alla Corte costituzionale.

Grecia (punteggio 0,61) e Belgio (0,78) hanno registrato le variazioni annuali peggiori nell’Ue, con una regressione rispettivamente dell’1,4% e dell’1% rispetto al 2022. Lo stato di diritto in Grecia è stato per anni nella “zona di pericolo”: l’indice indica un calo dello 0,4% dal 2016. Attualmente è al terzultimo posto nell’Ue, e la regressione maggiore è stata registrata nelle aree della giustizia civile e penale. Il punteggio del Belgio è invece diminuito dell’1% rispetto al 2022 in tutte le aree, in particolare nella giustizia civile, nell’applicazione delle normative e nell’apertura del governo. Il Belgio non rispetta sistematicamente le sentenze dei tribunali, non analizza l’efficienza del suo sistema giudiziario e presenta carenze nella trasparenza. Tuttavia, rimane uno dei Paesi migliori con un punteggio 2023 di 0,78. Tra i Paesi in regressione sono degni di nota Ungheria e Polonia. L’Ungheria è scesa solo dello 0,2% rispetto al 2022, accumulando però un calo del 9,9% dal 2016 e posizionandosi al di sotto dei paesi dei Balcani occidentali che aspirano ad entrare a far parte dell’Ue. La Polonia, infine, è scesa dello 0,6% rispetto al 2022, accumulando un calo dell’11% dal 2016.

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