S e lasciamo parlare i numeri, il Cagliari esce molto bene da queste due trasferte. All’andata zero punti in due partite, con la Unipol Domus che veniva giù per i fischi. Al ritorno, fra Bari e Venezia, un gol subìto (al minuto novantasei), due pareggi e si riparte. La classifica non è favolosa, ma sei aggrappato ai playoff e questo conta. Per la roulette degli spareggi, il Cagliari – con l’organico pieno – appare decisamente attrezzato. Ma l’attualità incombe e quella col Genoa, fra 48 ore, deve diventare la gara della svolta.

Una svolta che, se lasciamo parlare il gioco, tenendo nascosta la parola spettacolo, non sembra dietro l’angolo. Ranieri va applaudito per quello che ha saputo fare fra Bari e Venezia con mezza squadra a disposizione, compresi i tre punti di Benevento con la panchina piena di studenti. Quello che non vediamo – o forse all’esterno appare poco nitido – è il progetto tecnico “dalla cintola” in su, o in giù a seconda dei punti di vista. Negli ultimi campionati, ultimo compreso, era stata la difesa a fare acqua da tutte le parti, mal protetta dagli uomini di centrocampo, ma oggi la squadra da quelle parti sta decisamente meglio: le distanze fra i reparti sono diminuite, si va a dare la caccia al pallone anche nella metà campo avversaria, Dossena ha dato quella sicurezza “generale” che si vede nei numeri.

Ma un po’ più avanti siamo ancora indietro, le giocate di Lapadula hanno mascherato l’incapacità di questa squadra di costruirsi le occasioni, di andare a prendersi la partita, anche davanti ad avversari che appaiono inferiori. Questo è il grande obiettivo di Ranieri, che dalla sua ha certamente l’attenzione dei giocatori, capaci di disegnarsi addosso un’altra stagione dopo il fallimento – complessivo – del progetto Liverani. Il salto c’è stato, la classifica lo dice chiaramente, adesso ci aspettiamo la famosa svolta. C’è il Genoa mercoledì alla Domus: dopo Perugia, Cosenza, Como, Spal e Benevento, perché non suonare la sesta?

© Riproduzione riservata