A oltre un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, secondo la Commissione europea, la dipendenza Ue dalle fonti energetiche russe è calata dal 36% del totale al 9,7%. E le sanzioni contro la Russia, come stima l’Eurostat, hanno pesato sulla crescita del Pil europeo con un calo del 2,5%. Intanto la Ue, in base alle ultime stime, ha già speso 30 miliardi in aiuti economici e finanziari e altri 18 sono stati stanziati per il 2023, cui vanno aggiunti quelli dei singoli Paesi membri. Ma il danno economico della guerra non si limita a queste cifre.

E sso include infatti anche l’aumento dei prezzi dell’energia in tutti i Paesi europei. Secondo Alessandro Lanza, docente di Energia e politiche ambientali della Luiss e direttore della Fondazione Eni, entro la fine dell’estate saranno riassorbiti gran parte degli aumenti verificatisi nel corso del 2022. Sulla base delle stime preliminari che filtrano dall'Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA), infatti, a febbraio c’è stata una diminuzione del 25% rispetto a gennaio sulle tariffe elettriche e del 17% su quelle del gas. Si tratta di risparmi importanti, che nel caso del gas si sommano al calo del 34,2% già verificatosi a gennaio. In ogni caso, secondo Lanza, i prezzi continueranno a rimanere più alti del periodo pre-guerra in Ucraina ancora a lungo.

In realtà, il prezzo del gas è in calo da dicembre scorso in quanto riflette l’andamento delle sue quotazioni al mercato Ttf di Amsterdam, su cui si basano gran parte dei contratti del metano. Oggi viaggia sui 40 euro al megawattora, la metà rispetto agli 80 euro dei primi di dicembre scorso. Gli stock di gas sono elevati, la domanda è in calo, mentre l’offerta è in crescita. Ciò spiega la diminuzione del prezzo, che non è certo dovuta all’introduzione del price-cap europeo, arrivato troppo tardi e di fatto mai utilizzato.

Secondo il professor Lanza, quindi, è molto probabile che i prezzi rimarranno ancora attorno ai 40 euro al megawattora almeno fino all’estate. Man mano che aumenterà la temperatura, il settore domestico consumerà meno gas e perciò andrà sempre meglio. «Potremmo addirittura riavvicinarci al prezzo pre-guerra, che viaggiava sui 20 euro al megawattora». Tutto dipenderà dalle condizioni complessive del mercato e dall’incognita del conflitto in Ucraina. «Se finisse la guerra, la caduta del prezzo in bolletta sarebbe sicura, altrimenti saremmo sempre soggetti a possibili fiammate speculative legate a shock di natura geopolitica e militare». La previsione, comunque, è che entro la fine dell’estate saranno riassorbiti gran parte degli aumenti dei prezzi del 2022.

Per quanto riguarda l’elettricità, Lanza condivide l’analisi di Davide Tabarelli, presidente di Nomisma, secondo cui la bolletta della famiglia media potrebbe scendere nei prossimi mesi di 600 euro su base annua. Le diminuzioni dei prezzi dell’energia elettrica, tuttavia, non avverranno allo stesso ritmo di quelli del gas: per quanto riguarda il mercato tutelato, infatti, ARERA aggiorna il prezzo del metano su base mensile, mentre l’adeguamento dei prezzi dell’energia elettrica avviene su base trimestrale. Nel 2022 la spesa del gas per la famiglia tipo è stata di circa 1.866 euro, in aumento del 64,8% rispetto al 2021. Pertanto, se gran parte degli aumenti dello scorso anno saranno riassorbiti in estate, la spesa del gas su base annua potrebbe scendere di oltre il 35%, cioè almeno di 400 euro.

Il professor Lanza non condivide le ipotesi del ministro delle Imprese Adolfo Urso secondo cui saremo totalmente indipendenti dal gas russo entro il 2023. In realtà, è più probabile che lo saremo solo dalla fine del 2024. Per sostituire il gas russo, la strada in larga misura è già tracciata. «Serve aumentare il metano importato dall’Algeria e che si riduca il caos politico in Libia per usufruire del gasdotto che ci collega a questo paese». Inoltre, «potremo trattare più Gnl da Norvegia e Stati Uniti». Infine, Eni fa parte di un consorzio per il Gnl che arriva dal Mozambico e presto arriveranno le prime navi con questo gas dirette verso l’Italia.

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