D agli esordi in politica di Berlusconi, il carisma del leader è diventato un fattore sempre più discriminante per il successo dei partiti politici. “Mi piace: lo voto” è, ormai, un ragionamento deduttivo-conclusivo sempre più diffuso. Come osservato dal filosofo Umberto Galimberti: “più la cultura si abbassa, più le idee spariscono, più funzionano le personalità. Non c’è più riflessione, non c’è più studio: c’è l’emozione.”

E già Freud, a suo tempo, aveva riflettuto con timore sull’identificazione delle masse nei leader. È vero: fin dall’epoca di Bettino Craxi il personalismo era già molto rilevante nella politica italiana: un’importante risorsa da affiancare alla predominanza delle idee. Più il tempo passa, però, più si ha l’impressione che il carisma dei leader stia diventando preminente su quasi tutto il resto. Questo, naturalmente, vale per ogni forza politica. Carismi diversi fra loro. Diverse le ragioni per identificarsi. Ammirazione: “È uno che ce l’ha fatta con le sue aziende, saprà certo governare il nostro paese!”. Speranza: “Rottamerà tutti i vecchi politici e porterà novità e freschezza”. Ma anche rabbia. “È uno che rispedirà gli immigrati al mittente, dichiarerà guerra al crimine e tutelerà i valori cattolici del nostro Paese!”

E il carisma ha avuto un suo ruolo anche nel recente e clamoroso successo elettorale di Giorgia Meloni. “È una di noi, parla come noi” - ho sentito dire da chi mi ha confidato di aver votato per il suo partito. Analizziamolo, dunque, questo linguaggio evidentemente capace di raggiungere con efficacia tutte le fasce sociali del Pase. E - per farlo in maniera imparziale - serviamoci di una vetrina che la stessa Giorgia Meloni ha allestito per noi: il suo profilo Instagram, i cui post e reel raccolgono i tratti più significativi del suo modo di rapportarsi all’elettorato. Con la stringata biografia: “Romana, classe ’77. Politica e giornalista. Sempre, ovunque e prima di tutto, italiana”, il profilo Instagram di Giorgia Meloni è seguito da quasi un milione e mezzo di persone. Nei suoi post, è lei stessa a dichiarare a nome del partito che rappresenta: “Vogliamo un’Italia che torni a pensare in grande”, “Siamo qui per risollevare la nostra Nazione” Ma anche: “Pronti a riscrivere le sorti della Nazione con un Governo forte, unito e autorevole”.

Si lodano “le eroiche imprese” delle truppe degli Alpini e - durante la campagna elettorale - si denunciavano “gli attacchi da parte di Ministri, cariche istituzionali e grandi media” precisando che: “Questa gente parla d’Europa, ma il loro modello è il regime di Cauşescu.” Il riferimento al dittatore rumeno è appropriato? Allo stesso modo, le perplessità “irrispettose” espresse dagli esponenti di sinistra verso i nuovi presidenti delle camere vengono interpretate come “un’offesa allo Stato e alla volontà popolare”. Ci si impegna a “difendere gli italiani” che “devono tornare a correre insieme” e insieme ai quali è cominciato “un viaggio”. Si lodano le prodezze sportive di Filippo Ganna, il ciclista capace di compiere “un’impresa straordinaria che entra nella storia”. E c’è anche un video in cui Giorgia Meloni, ospite di un pastificio emiliano, si accinge a preparare un tortellino. Dice: “Oggi a Bologna con Patrizia che fa i tortellini a mano, uno ad uno, in vetrina. Una cosa fantastica! M’ha insegnato! E mo’ vi spiego come si fa…”. Chissà quante persone, guardando quel video, avranno pensato: “Giorgia Meloni è davvero molto simpatica e parla proprio come me. Mi piac e: la voto!”

Non resta che stare a vedere. Perché, alla fine, come sempre, i fatti parleranno più di mille parole.

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