Il bicchiere mezzo vuoto
L a salita è sempre più ripida. Il nostro titolo di ieri sulla cronaca della partita del Cagliari è l’istantanea fedele della situazione. Ma c’è dell’altro. Perché si allarga – e tanto – la diversità di vedute fra l’interno della squadra, leggi Fabio Liverani, e il resto del mondo riguardo la qualità del gioco, della prova, dell’approccio del Cagliari alla gara. E sembra una sorta di sindrome contagiosa, se dopo Ascoli era stato Leonardo Pavoletti a dire “beh, teniamo almeno la prestazione”, dopo la sconfitta contro una squadra mediocre.
Sabato sera è stato Liverani a concedere il bis, al termine di una partita brutta, incolore, dove il Cagliari ha salvato la pelle e stop. Siamo alla fase sperimentale, sembra agosto e invece fra un po’ è Natale, volendo restare sul terreno delle iperboli. Perché è chiaro che definire una buona prova i novanta minuti del Cagliari contro la Reggina è un’esagerazione, legittima sia chiaro, perché se devo vendere il mio prodotto e la qualità non emerge, cerco di fare marketing. Ma quando ti esibisci, teatri o stadi non importa, ti sottoponi al giudizio popolare. Impietoso, se scoperchi il pentolone dei social, ma anche nei dopogara alla radio o nei commenti della gente, la linea è una: il Cagliari sta deludendo.
Parliamo di calcio. Vuoi fare un gioco complesso, di qualità, ma la palla viaggia lenta. Quando stai organizzando la “manovra” offensiva, la squadra avversaria è già schierata, in blocco, a difendere il fortino. Hai poca qualità nei laterali, e non parliamo di doti tecniche. Le distanze fra Lapadula (o Pavoletti) e i compagni di reparto sembrano incolmabili, non c’è dialogo fra le punte perché la succitata manovra non ti porta a crearlo. Makoumbou ha mostrato il suo limite, quello della ricerca macchinosa del passaggio più semplice, e tutto viene rallentato. Assenze e cali di condizione non vanno incontro a Liverani, che vede un bicchiere mezzo pieno. Ma per lo stadio, lo dicono i fischi, quello stesso bicchiere ha un altro aspetto.