S ono passati dieci anni da quell'inaspettato, inedito, per tanti anche sconvolgente: «Fratelli e sorelle, buonasera». Per la Chiesa di Roma, al declino di quel febbraio 2013, si apriva una “sede vacante” senza precedenti, dopo l'annuncio di Benedetto XVI - anche quello inaspettato, inedito e sconvolgente - che avrebbe rinunciato al pontificato, precisando anche la decorrenza della sua clamorosa decisione: le otto della sera del giorno 28 successivo. Passarono neanche due settimane e, il 13 marzo, veniva eletto un gesuita.

Il linguaggio diretto, la sua essenzialità (a cominciare dall'abbigliamento, senza stole ed ermellini), la scelta del nome Francesco (il “santo dei poveri” che purificò la Chiesa in tempi di decadenza e opulenza) e quella di andare di persona a pagarsi l'albergo dove alloggiava prima del Conclave o, ancora, quella di risiedere a Santa Marta e non - da solo - nel Palazzo apostolico, di non andare a Castel Gandolfo: tutti piccoli - o grandi - gesti che hanno fatto capire, da subito, che per i cattolici, “apostolici e romani”, con questo primo successore di Pietro latino-americano, si apriva un'epoca nuova.

La Madonna di Bonaria

E, proprio agli esordi del suo pontificato, irrompono la Sardegna, Cagliari e la Madonna di Bonaria, a mostrare al mondo quelle che sarebbero state le irrinunciabili e basiche costanti del magistero di Bergoglio.Papa Giovanni Paolo II, oggi santo, nel suo lunghissimo regno (il terzo nella storia della Chiesa) si recherà in Polonia ben nove volte. Papa Francesco, in questi primi dieci anni, mai si è recato in Argentina, sua terra natale, ma soprattutto mai ha fatto cenno a una precisa volontà in tal senso. Scegliendo però Cagliari, e la Patrona Massima della Sardegna, a “cucire questo strappo”, nel segno di quei marinai, sardi, che fondarono la “sua” Buenos Aires. Un legame che mai è venuto meno, testimoniato, se ve ne fosse bisogno, dalla piccola icona della Madonna di Bonaria, sempre collocata - durante i voli papali - davanti alla sua poltrona. Chiesa in uscita, «con l'odore delle pecore», che lascia basiliche e sacristie per arrivare sino alle periferie del mondo e farsi carico degli «scarti» di questa società: quell'indimenticabile e storico 22 settembre 2013 a Cagliari - dopo il blitz a Lampedusa - dà il via a una serie di viaggi apostolici in altre "periferie", ecclesiali e soci ali, dalle favelas di Rio all'apertura dell'Anno santo a Bangui.

Le sofferenze di Bergoglio

Nel secondo quinquennio del suo pontificato, Francesco ha dovuto affrontare anche malattie e limitazioni alla sua libertà di movimento: dapprima l'intervento al colon, quindi l'artrosi al ginocchio che lo costringe in una sedia a rotelle. Un lieve declino fisico che, soprattutto all'interno della Chiesa, è sembrato accompagnarsi all'affievolirsi di quell'iniziale, prorompente carica di freschezza e rinnovamento, di quel “soffio dello Spirito” che, oggi, pare avvertito maggiormente nelle varie periferie, ecclesiali e culturali. Le sue encicliche, dalla Laudato si’ a Fratelli tutti, in taluni ambiti ecclesiali vengono giudicate più come manifesti “ambientali ed ecologici” che non Parola di Dio spezzata e condivisa con l'uomo moderno. La presenza, poi, di un “papa emerito” che ha vissuto sempre in Vaticano, ha contribuito nel tenere sempre vive frange di nostalgici e tradizionalisti che in Benedetto XVI continuavano a vedere “il loro Papa”.Sono poi arrivati “scossoni” imponenti, inchieste, processi che - inevitabilmente - si accompagnano a periodi di profonde riforme.

Il “caso Becciu”

Per la Sardegna, soprattutto per la chiesa diocesana di Ozieri, il doloroso passaggio del “caso Becciu”, fulmineamente esautorato del rango cardinalizio da Papa Francesco, poi recatosi a concelebrare a casa di “don Angelino” la Messa in Coena Domini, per accoglierlo poi in varie udienze private fino a riconvocarlo nel recente Concistoro. Lontani da qualsiasi tentazione di stilare bilanci, bene ha scritto una giornalista messicana: «Questo Papa sta seminando affinché poi, nel tempo giusto, le cose fioriscano. È un pontificato che non ha alcun timore di affrontare e abbracciare la complessità con tutte le sue contraddizioni».

RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione riservata