D atemi tempo. Su un Cagliari disastrato, sommerso dai fischi e dai cori contro, lo stagionato allenatore di Testaccio impose le mani, un po’ mago un po’ buon padre di famiglia, e lentamente la ruota girò. Natale 2022, serie B, seconda metà della classifica, quella che sta a destra quando guardi la tv. “Datemi tempo”, amava ripetere a chi gli chiedeva l’impossibile, ovvero l’immediato riscatto con ritorno in Serie A annesso. Poi abbiamo visto che quel tempo diminuiva, in linea con il distacco numerico dai primi posti. La fusione perfetta, rivista oggi, senza acquisti da urlo, senza proclami e soprattutto evitando le comiche a bordo campo.

Il campionato di calcio di Serie A terminerà il 26 maggio, diciamo non proprio domani. Ci sono trentacinque partite da giocare, un’enormità di emozioni, scivoloni e grandi imprese da mettere nella sacca.

Caro Ranieri, e cara società, vi siete guadagnati tutto il tempo che vi serve per andare a cercare l’unico obiettivo della stagione, ovvero la garanzia di un’altra festosa Serie A. Lì, a Sant’Elia, col mare vicino e i bambini che tifano. Perché lo ha detto la storia, lo abbiamo capito con le giocate di Luvumbo col Parma e con quel pianto incontenibile dopo lo scherzetto di Pavoletti a Bari. “Datemi tempo” va benissimo anche oggi, col mare agitato e una squadra che sa cosa fare ma il livello è salito, anche fisicamente, però abbiamo visto tutti che il Cagliari ci può stare, può costruirsi una nuova identità e giocare il suo calcio.

Mancano giocatori, quelli infortunati e altri appena arrivati, ci sono i margini perché questa squadra impari in fretta che non basta chiamarsi Cagliari per prendere punti e sorrisi. La Serie A è piena di altri Cagliari, di club che si giocano tutto ogni minuto di ogni gara, con staff tecnici preparatissimi e piazze dove la pressione si sente in ogni metro quadro. Lo stesso progetto colorato di rossoblù ce l’hanno in tanti, ma in tre falliranno e dovranno ricominciare da lì sotto, un campionato infernale – ricordate? – e non privo di rischi. Ma è la famosa dura legge dello sport, dove si può pareggiare fino a un certo punto.

“Datemi tempo” è il mantra giusto, perché aspettando Lapadula e Mancosu, ma anche Prati e Petagna, il Cagliari deve cercare di sopravvivere a questo impatto non certo esaltante. Chi c’è, deve giocare per due, a tratti si vede una squadra che sa mettere veramente in difficoltà l’avversario ma le pause si pagano doppio, triplo, rispetto a un anno fa. Il tifoso, quello “cattivo”, non aspetta, non tollera le pause di Shomurodov, gli errori di Radunovic – fisiologici – e la straordinaria confusione ragionata di Luvumbo, quel tifoso ha paura di soffrire ma deve capire che quello è il suo destino. Ma sappia, quel signore, che Radunovic è lo stesso che ti ha salvato da situazioni peggiori, un minuto prima, mezz’ora prima. Adesso la sosta servirà a prendere tempo, quello che serve come l’aria.

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