D opo i crack delle banche americane, Silicon Valley Bank e Signature Bank, a cui è seguito il crollo della seconda banca svizzera, il Credit Suisse, il timore che siamo di nuovo alle prese con un nuovo tzunami finanziario si sta diffondendo un po’ ovunque nel mondo finanziario. Le preoccupazioni dei risparmiatori, in particolare, si sono intensificate proprio con il crack della banca svizzera e con le decisioni delle autorità di azzerare il valore di una parte delle obbligazioni emesse dalla banca e in mano anche di risparmiatori.

A l di là di questa decisione, la cui correttezza tecnica richiederebbe un commento ad hoc, i risparmiatori sono comprensibilmente disorientati: come è possibile che una banca importante possa cadere in ginocchio? Se le obbligazioni possono essere cancellate, sino a che punto i risparmi sono protetti? Sono domande importanti, legittime che innescano la paura che i risparmi, talvolta il frutto di una intera vita di lavoro, possano essere spazzati via in un attimo. Credo occorra contribuire a fare chiarezza su alcuni punti. Tutti noi (risparmiatori) dobbiamo anzitutto ricordarci che le banche possono, e devono fallire, quando non sono più solvibili e profittevoli. Devono uscire dal mercato. A differenza di una qualsivoglia impresa, l’uscita delle banche deve però essere “ordinata”, in modo tale che si minimizzano gli effetti negativi nell’economia. E su questi aspetti, vi è una regolamentazione molto corposa, robusta con una rete di sicurezza che interviene rapidamente nei casi di crisi bancaria, almeno ciò è quanto accade nei paesi più sviluppati al mondo. Lo si è visto in America, dove le autorità sono intervenute prontamente, in un weekend, e così in Svizzera e anche in Europa, dove siamo ben attrezzati per gestire le crisi bancarie.

Nel caso del Credit Suisse, la ricetta di intervento, anche grazie a regole più flessibili di quelle che abbiamo in Europa, è stata quella di agevolare la risoluzione della crisi, “sensibilizzando” la banca svizzera più grande, Ubs, a dare una mano d’aiuto, fondendosi con la banca in crisi. Per coprire una quota parte delle perdite di bilancio della banca in crisi, si è fatto ricorso alla svalutazione del capitale e all’azzeramento di una parte delle obbligazioni, seguendo una gerarchia creativa dei creditori made in Switzerland (che sta suscitando polemiche) a cui si è aggiunto una consistente garanzia statale con una corposa iniezione di liquidità. Chi aveva investito in quelle obbligazioni, anche se emesse da una grande banca come il Credit Suisse, oggi non ha niente.

Ma allora sino a che punto arriva la protezione del risparmiatore? Una cosa sono i depositi bancari che, salvo alcune esclusioni, sono protetti in Europa fino all’importo di 100.000 per depositante e per banca; nel caso di doppia cointestazione l’importo si duplica. Sono protetti dalle stesse banche, che ogni anno versano risorse finanziarie significative per costituire un fondo adeguato allo scopo. Pertanto, per i depositanti bancari, niente paura. Altra cosa sono le obbligazioni che, invece, sono titoli rischiosi, con intensità diversa a seconda delle caratteristiche dei titoli stessi. Le obbligazioni subordinate, ad esempio, come quelle azzerate di Credit Suisse sono più rischiose delle obbligazioni ordinarie. Se compro queste obbligazioni, devo essere consapevole che sono esposto a diversi rischi, tra cui quello di perdere tutto.

Fare finanza, investire i nostri risparmi richiede un adeguato livello di cultura finanziaria e su questo in Italia possiamo certamente migliorare. L’ultimo rapporto Consob rileva che solo un terzo degli investitori ha nozioni finanziarie adeguate e percentuali ancor più basse emergono con riferimento alla consapevolezza dei concetti e delle implicazioni dei rischi finanziari. Fare finanza, investire in nostri risparmi e soprattutto decidere quando disinvestire, non devono essere decisioni di “pancia” ma scaturire da ragionamenti lucidi che presuppongono consapevolezza finanziaria. Accrescere la cultura finanziaria, migliora le decisioni finanziarie e riduce il panico che ci può coinvolgere, quando i mercati diventano incerti.

E quando ci sentiamo insicuri non siamo comunque soli, facciamoci aiutare da esperti finanziari, che – con vesti diverse – fanno questo mestiere.

Università di Cagliari

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