S e abbiamo voglia di riflettere più a fondo sulle trasformazioni della geopolitica mondiale, dobbiamo ripartire da alcuni dati di contesto. Ho scritto in un precedente articolo che negli anni ‘70 eravamo 4 miliardi: 1 miliardo nell’Occidente (che contribuiva per il 90% del Pil globale) e 3 miliardi nel resto del mondo. Nel 2021 la popolazione non appartenente all’Occidente ha superato i 7 miliardi contribuendo al 55% del Pil mondiale mentre l’Occidente risulta fermo a 1 miliardo di persone con una rilevanza economica, dunque, in netto declino.

I n termini di macro-trend la situazione non è di equilibrio, ma di grande e progressivo spostamento. Nuovi miliardi di persone reclamano condizioni paritarie di benessere e dignità che l’Occidente stenta a riconoscre. Al di là dei proclami buonisti (e volendo dimenticare le spese militari, le guerre scatenate, lo sbilancio dei consumi e degli sprechi, lo strapotere creato a favore di una finanza accentrata e in mano a pochissimi), riflettiamo ad esempio sulla mancanza ultima di un piano globale di vaccinazioni anti Covid a prezzi sostenibili o sull'atteggiamento europeo/ americano/australiano nei confronti delle immigrazioni. L’egoismo dell’Occidente nei confronti di popolazioni terze e disagiate, abbandonate dopo secoli di colonizzazione sfrenata, è macroscopico e lascia campo libero ad attori che non si riconoscono nella nostra storia e nel nostro modello di democrazia, e che vivono sentendosi in credito di privilegi e speranze.

Purtroppo, anche il nuovo entrante nel grande scacchiere, l’Europa, ha ripudiato le sue radici cristiane (uso questo aggettivo non in termini strettamente religiosi, ma di civiltà e di cultura improntate all’esperienza escatologica di fratellanza e di universalità) per seguire codici per lo più burocratico-finanziari essenzialmente in difesa di una bolla di 450 milioni di persone protette. Non basta definirsi democratici quando si nega l’umanità con troppe guerre (Vietnam, Grenada, Panama, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo, Afghanistan, Siria e Libia). E le sanzioni che abbiamo applicato, che risultati di democrazia hanno portato? L’embargo imposto all'Iraq ad esempio – le sanzioni economiche più estese e severe mai applicate, la cui durata di 12 anni non ha precedenti, Cuba esclusa, così come senza precedenti è la gravità delle conseguenze umanitarie prodotte sulla popolazione – ha messo in luce il mancato rispetto delle convenzioni sui diritti umani, sollevando pesanti problemi di etica pubblica. E come giudicare la precisa decisione dell’Occidente di dare priorità alla finanza rispetto all’economia, assumendo il ruolo di cliente sovrano e decentralizzando le forniture e le produzioni?

Il risultato che abbiamo davanti è facilmente rappresentabile: all’interno della bolla del privilegio s’incrementa un vertice di super ricchi che controlla la finanza internazionale a spese di una classe media che scompare e di fasce deboli sempre più intercambiabili e marginalizzate; all’esterno ci sono i paesi terzi che estraggono, producono e riforniscono la bolla mantenendo per sé solo frazioni del valore aggiunto.

A pensarci, i gasdotti sono emblematici: portano energia prodotta altrove ai paesi ricchi che al caldo, sotto la bolla, consumano e pretendono di dare lezioni di vita e democrazia. La dissoluzione dei valori occidentali è un processo avanzato.

La storia è fatta di prospettive e percezioni: è logico aspettarsi che a un certo punto la corda si spezzi e che miliardi di persone rivendichino "umanità"?

Ora, tornando alla tragica situazione bellica attuale: la saldatura della Russia con Cina, India, Medio Oriente e Africa è tattica, momentanea, oppure pianificata e voluta? Siamo di fronte a un impazzimento improvviso di Putin oppure all'inizio di una grande rivalsa, a una guerra ai valori dell’Occidente (che ha rinunciato alla cultura greco-romana e ai principi cristiani per sposare la violenza felpata della globalizzazione finanziaria)?

La domanda giusta è se la Russia sarà capace di dominare l’Ucraina oppure se l’Occidente sarà di nuovo capace di guidare moralmente il resto del mondo.

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