L a riforma della giustizia che sta per entrare in vigore, nota come “riforma Cartabia”, risolve le complicazioni e i ritardi che oggi derivano al processo penale dalle notificazioni degli atti processuali. È risaputo infatti che le notificazioni rappresentano da sempre un ostacolo alla celere celebrazione dei processi penali e sono la causa prevalente di ritardi e rinvii delle udienze. Capita spesso che non sia possibile consegnare personalmente all’imputato nella casa di abitazione o nel luogo di abituale lavoro la copia dell’atto da notificargli.

C apita spesso che non sia possibile consegnare personalmente all’imputato nella casa di abitazione o nel luogo di abituale lavoro la copia dell’atto da notificargli, o perché l’indirizzo non è noto o perché non è aggiornato e quindi l’ufficiale giudiziario incaricato della notificazione degli atti processuali deve recarsi nei diversi recapiti, talvolta senza riuscire a effettuare la notifica. È quello che è capitato nel processo per l’assassinio del povero Giulio Regeni, il giovane dottorando dell'Università di Cambridge, rapito a Il Cairo il 25 gennaio 2016, torturato per giorni, barbaramente ucciso e buttato in una cunetta, secondo la Procura di Roma, da parte dei servizi segreti egiziani perché ritenuto il finanziatore di una rivoluzione. Il processo si svolge davanti alla Corte d’assise di Roma ma è stato interrotto per l’impossibilità di notificare agli imputati, quattro agenti dei servizi segreti egiziani, il decreto di citazione a giudizio. Finora le autorità egiziane hanno effettuato diversi depistaggi e hanno sempre rifiutato di indicare ai magistrati italiani la residenza all’estero degli imputati, impedendo in questo modo di informarli del procedimento, anche se è noto l’ufficio presso il quale lavorano, ma la vigente legge italiana prescrive di notificare esclusivamente nel luogo di residenza all’estero. Ora la “riforma Cartabia” ha innovato in materia di notificazioni, stabilendo, per la prima notificazione in Italia all’imputato libero, che questi sia invitato a dichiarare o eleggere domicilio per le notificazioni o un indirizzo di posta elettronica certificata. Per le notificazioni all'imputato all'estero, la riforma prevede che, quando l’autorità giudiziaria non può procedere alla notificazione con modalità telematiche e risulta dagli atti notizia precisa del luogo di residenza o di dimora all'estero dell’imputato, il giudice o il pubblico ministero gli invia raccomandata con l’indicazione della autorità che procede, del titolo del reato e della data e del luogo in cui è stato commesso, nonché l'invito a dichiarare o eleggere domicilio nel territorio dello Stato ovvero a dichiarare un indirizzo di posta elettronica certificata. Sarà possibile finalmente notificare agli imputati, agenti dei servizi segreti, nell’ufficio ove lavorano l’invito ad eleggere domicilio in Italia o dichiarare un indirizzo di posta elettronica certificata. Se nel termine di trenta giorni dalla ricezione della raccomandata o della comunicazione telematica gli imputati egiziani non effettueranno la dichiarazione o l'elezione di domicilio, le notificazioni saranno eseguite mediante consegna al loro difensore. In questo modo la giustizia italiana, umiliata e beffata dagli egiziani, si riscatta e può proseguire il suo corso per fare luce, anche se con ritardo, su un orrendo omicidio di Stato finora rimasto impunito.

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