N el dibattito sull’importanza del denaro contante, il resoconto di un testimone può essere rilevante quanto l’opinione di un economista: soprattutto se il testimone in questione ha abitato in Svezia, dove il contante è stato quasi del tutto abolito. A Stoccolma, perfino un caffè, una pallina di gelato o l’accesso ai bagni pubblici si pagano in maniera elettronica e molti bambini, a undici anni, già dispongono di un bancomat per comprarsi la merenda. Ogni più piccolo acquisto diventa tracciabile: e la privacy non esiste quasi più. Ho vissuto a Uppsala, in Svezia, da giugno fino ad agosto di quest’anno.

A ll’arrivo in aeroporto mi sono rivolto a uno sportello del cambio valute per trasformare cinquanta Euro in Corone Svedesi. Mi è stata chiesta la carta d’identità e la transazione è stata registrata. «Per prevenire il riciclaggio di danaro sporco».

Mi sono accorto fin da subito che perfino i miei più piccoli movimenti di danaro, in Svezia, sarebbero stati sotto controllo. Nei giorni seguenti ho tentato di pagare in contanti un caffè, l’ingresso in una piscina comunale, il biglietto per un traghetto e perfino un pasticcino da pochi centesimi: ma niente. «Accettiamo esclusivamente carte». Soltanto in farmacia, in un piccolo supermercato e in un negozio di vestiti usati sono riuscito a servirmi del contante. Ma perché? E soprattutto: a chi giova tutto questo?

Gli svedesi sembrano non preoccuparsene e nemmeno si ricordano di quando l’estinzione del contante sia cominciata. A domanda, rispondono: «Ma è tanto meglio così! Niente più monete a pesare nelle tasche! Niente più resto da controllare nei negozi! E soprattutto niente più mendicanti per le strade, dato che nessuno ha più danaro al seguito!» «Sì, va bene. Ma chi l’ha stabilito?»

Nessuno lo sa. È cominciato pian piano: certi negozi hanno rifiutato di accettare contante, presto ne sono seguiti altri. Ma la frase che più mi ha colpito, quella che più mi ha spaventato, è stata: «Tanto ormai le cose stanno così, è inutile pensarci». Riflettiamo su questa frase: e su come il contante, in Svezia, sia scomparso progressivamente: senza che nessuno se ne sia mai preoccupato. E domandiamoci se sia giusto che un bambino disponga di un conto in banca - con tanto di carta di debito - e che quasi tutti gli acquisti, nella sua esistenza, possano essere tracciati in maniera capillare.

Senza contare che, in Svezia, le carte di credito hanno un limite mensile in base al reddito di ciascuno e che, pertanto, raggiunto tale limite, la carta si blocca. Ciò significa, per esempio, che un impiegato con un reddito pari a 4.000 Euro al mese non è libero di spenderne 6.000 in gennaio e 2.000 in febbraio: perché il limite di spesa mensile della sua carta glielo impedirebbe.

Ma perché? Perché uno non può disporre liberamente del danaro che ha guadagnato onestamente e con fatica? Perché deve rendere conto di ogni acquisto? E se un giorno il governo svedese decidesse di bloccare le carte di credito a chi non si vaccina, a chi protesta contro una legge ingiusta? Cosa accadrebbe?

La rinuncia al contante è una perdita di libertà. Una maniera per controllare i cittadini e tenerli in pugno. Un pessimo esempio: da non seguire. Un decadimento della democrazia, e non certo una forma di progresso o di miglioramento della società.

© Riproduzione riservata