I l prossimo 25 febbraio avremo le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della sedicesima legislatura. Da storico accademico ritengo opportuno ricordare ai miei conterranei la nascita e il percorso dell’autonomia che interessa oggi tutti noi e la Regione che ci amministra, in modo da essere preparati e consci all’atto della votazione. Autonomia sta per autogoverno. È un concetto storicamente moderno, nato in Gran Bretagna nel XIX secolo per rappresentare la formula organizzativa che ispira i rapporti tra apparato centrale e poteri locali di uno Stato.

S ebbene da allora ad oggi abbia assunto nel mondo interpretazioni differenti e significati diversi, l’autonomia resta sempre una questione “interna” ad uno Stato, non applicabile ai rapporti istituzionali fra Stati in quanto uno Stato, secondo il Diritto, non può essere per sua natura autonomo: semmai, non sovrano. Riferito alla nostra storia, è errato, per esempio, parlare di perdita di autonomia della Sardegna nel 1847 con la “Perfetta fusione”, perché l’isola, allora, costituiva il fisico del Regno insulare di Sardegna, cioè di uno Stato che, in quanto tale, non poteva essere autonomo, mentre invece era sovrano e viveva in forma federativa paritaria col Principato di Piemonte, il Ducato di Savoia e la Contea di Nizza.

Di contro, si dovrebbe parlare di autonomia sarda, come problema, dopo il 1847, quando l’isola diventò una regione del Regno di Sardegna unitario, di uno Stato che da “composto” si era trasformato in “semplice”; quindi, in condizione da quel momento di aspirare ad un autogoverno, ovverosia ad un’amministrazione autonoma interna allo Stato, in sostituzione della perduta sovranità statuale isolana.

Uno dei tanti errori storici di noi Sardi fu quello di non chiederla allora, né dopo, nel 1861, quando si concluse l’unità della Penisola. Lo fece per noi Carlo Cattaneo, un milanese, antimonarchico e federalista, amico di Gianbattista Tuveri, il quale suggerì al nuovo Parlamento italiano che «… esso ha una sola via da prendere in faccia ai grandi interessi regionali: ordinare ogni cosa perché si possa fare; comandare che si faccia; e lasciar fare. In quanto alla Sardegna, ... lasciar la cura dei loro beni, dei loro ademprivi, dei loro paberili e stazzi e degli altri aviti ministeri ai Sardi; farli responsabili delle loro proprie sorti, sicché non possano più lagnarsi se non di se stessi, né apprendere a odiare adesso l'Italia, come appresero, purtroppo, a odiare il Piemonte.».

Ma dovettero trascorrere ottantasette anni di gravi e tragici avvenimenti per sentir riparlare, da noi, di autonomia. E il dibattito sul chiederla e perché chiederla, sul come chiederla e come gestirla ha creato la cosiddetta “Questione sarda” durata ottantasette anni, che nemmeno l’istituzione della Regione Autonoma della Sardegna nel 1948, col suo Statuto speciale, ha quietato.

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