G uerre devastanti, eventi catastrofici, crisi energetica, politica internazionale in pieno sconvolgimento con mutamenti epocali anche in Italia che riflettono un mondo che cambia a cominciare da dentro casa. E poi i grandi personaggi che hanno fatto e che faranno la storia: alcuni scompaiono, altri entrano in scena. Diritti umani, emancipazione delle donne, la povertà dei più che contrasta con la ricchezza immensa di pochi.

E la Sardegna? L’Isola di fronte alle sfide che ne hanno caratterizzato la crescita dal dopoguerra in poi, alla costante ricerca di un via verso la modernizzazione. La classe dirigente e politica è chiamata a darsi una programmazione per spendere tanti finanziamenti disponibili (almeno sulla carta) su cui puntare per mettersi in pari col resto delle regioni italiane. I progetti sono ambiziosi, ma la situazione politica come nel resto d’Italia è nel caos tra divisioni laceranti, una leadership messa sotto accusa mentre nuovi soggetti si affacciano sulla scena. Che succederà dopo tutto questo? Arriveranno i risultati attesi, ci sarà una generazione dirigente capace di traghettare i sardi verso i traguardi sperati? La Sardegna riuscirà ad ottenere ciò che chiede a Roma da sempre? Guardando oltre il “mare nostrum”, finiranno le guerre e i grandi leader sapranno guidare il mondo verso un cammino di pace e collaborazione?

Il quadro che abbiamo sin qui tracciato sembra una sintesi degli eventi in atto in questi primo scorcio di 2023.

B asterebbe mettere nomi, luoghi, date perché una tale descrizione ci restituisca la fotografia dell’attualità che stiamo vivendo. Invece no. Quanto scritto si riferisce al 1963, cioé a sessant’anni fa. I fatti di quell’anno memorabile e cruciale sembrano ripetersi pari pari. Il mondo era sull’orlo di una guerra nucleare, con gli americani che bombardavano il Vietnam. Dopo la crisi dei missili a Cuba nel precedente anno (ottobre 1962), i rapporti tra americani e russi erano molto tesi per la questione del riarmo nucleare e solo il 30 agosto si arriverà ad un accordo con l’istituzione del cosiddetto “telefono rosso”, una linea diretta tra la Casa Bianca e il Cremlino.

Il 3 giugno morirà Papa Giovanni XXIII, che l’11 aprile precedente aveva promulgato l’enciclica “Pacem in terris”. Come oggi Papa Francesco, in quel suo intervento rivelò una straordinaria sensibilità ai problemi contemporanei e il convincimento che i conflitti devono essere risolti non con le armi, ma con la collaborazione reciproca. Ma è la politica a dominare la scena italiana tra la primavera e l’estate con il dibattito infuocato all’interno della Democrazia Cristiana, l’apertura al Partito socialista pure diviso tra chi lavora per entrare o appoggiare il governo di centrosinistra e chi, invece, è schierato su posizione ortodosse legate al Pci filo Cremlino. Al voto del 28 aprile la Dc perse il 4%, il Psi lo 0,4%, Il Pci dal 22,7% passò invece al 25,3. Ma solo Il 5 dicembre Aldo Moro riuscì a formare il suo primo governo di centrosinistra organico con sei ministri socialisti. L’inizio di una nuova era della “prima repubblica”.

Dopo un’estate ricca di eventi (l’elezione di Papa Paolo VI e anche l’arrivo di John Kennedy a Roma) in autunno accade la catastrofe del Vajont: il crollo della diga farà oltre duemila vittime. E la Sardegna? Siamo all’esordio della Rinascita, cioé dell’avvio dei piani della legge 588 dell’11 giugno 1962, il provvedimento che stanziava 400 miliardi in tredici annualità (fino al 1974) con il criterio della “aggiuntività” e non della “sostitutività” dei finanziamenti correnti dello Stato, che di fatto non fu attuato.

Si era allora alle prime fasi di quella complessa e non tutta felice (anzi!) stagione dello sviluppo turistico e industriale. La Regione Sardegna dovette fare i conti con un progetto di pianificazione regionale inserito in un contesto generale di attività programmata.

Ma ormai i contesti nazionale e internazionale erano completamente mutati: gli anni ’70 misero il mondo occidentale di fronte alla crisi petrolifera che influenzò pesantemente le sorti dell’economia, facendo impennare il prezzo dell’energia. L’Isola non poteva essere esclusa da quei circuiti e pagò il conto di una crisi che delegittimò le scelte di quella classe politica che fu accusata non solo di inefficienza e corruzione, ma anche di aver permesso la devastazione del paesaggio di alcune delle località più suggestive del Mediterraneo.

Ed oggi forse non stiamo rivedendo un film che sembra il fedele remake di sessant’anni fa? Forse bisognerebbe far teso ro di scelte e conseguenze di un passato di cui stiamo pagando ancora il conto.

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