Il tribunale di Mansura, dopo un'udienza durata appena dieci minuti, ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Patrick George Zaky, lo studente dell'Università di Bologna arrestato al rientro in Egitto con l'accusa, tra le altre, di istigazione al rovesciamento del regime.

"Il ricorso è stato respinto", ha detto uno dei legali del ragazzo. Gli avvocati del giovane, che riferiscono di torture e di un duro interrogatorio che avrebbe subito in oltre 20 ore di buco nero tra l'arrivo al Cairo venerdì e la comparsa sabato mattina al commissariato della sua città natale, avevano fatto ricorso contro la detenzione di 15 giorni decisa l'8 febbraio.

Resta fissata l'udienza del 22 febbraio in cui i giudici decideranno se prorogare o meno la custodia cautelare di altri 15 giorni in base all'eventuale necessità di ulteriori indagini.

La tensione internazionale sul caso resta alta, con l'Egitto che si scaglia contro il richiamo al rispetto dei diritti umani e civili fatto nei giorni scorsi dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli.

Sassoli in aula aveva chiesto l'immediato rilascio di Zaky, ricordando "alle autorità egiziane che l'Ue condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani". Un intervento che dal Parlamento egiziano viene definito "un'ingerenza inaccettabile negli affari interni e un attacco contro il potere giudiziario egiziano" e sarebbe basato su "false informazioni diffuse da organizzazioni prive di credibilità e che non fanno riferimento a prove chiare".

Intanto gli amici e i colleghi di Zaky a Bologna, dove il giovane frequenta un master europeo, fanno sentire la loro voce, con una mobilitazione che cresce con nuove iniziative in piazza e sui social.

(Unioneonline/D)
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