Si apre uno spiraglio di luce per Patrick George Zaky, lo studente dell'Università di Bologna arrestato e incarcerato in Egitto, venerdì scorso, al termine di una breve vacanza in quello che è il suo paese d'origine.

Il tribunale di Mansoura ha fissato un'udienza di riesame, in cui si deciderà sul provvedimento di custodia cautelare: in caso positivo il giovane sarà libero.

Patrick è nel frattempo stato trasferito, poco lontano da Mansoura, a Talkha in un'altra struttura detentiva, e ha potuto vedere seppur per pochissimo - meno di un minuto - la famiglia: è provato ma sta bene, hanno spiegato, e "non è stato ulteriormente maltrattato".

Il trasferimento - seppur ora in un carcere dove è circondato da criminali veri e non da detenuti politici - e l'annuncio del riesame sono viste come "buone notizie" per legali e amici del ricercatore, che però invitano a non distrarsi sul caso: "Sono giorni cruciali e i riflettori devono essere tenuti accesi".

Si discuterà sul ricorso dei legali di Zaky contro la detenzione di 15 giorni decisa l'8 febbraio. Se il ricorso sarà accolto, Patrick verrà scarcerato. Se invece sarà rigettato resta fissata l'udienza del 22 febbraio in cui i giudici decideranno se prorogare o meno la custodia cautelare di altri 15 giorni motivando la decisione con ulteriori indagini sul caso.

Nelle 24 ore di buco nero tra l'arresto all'aeroporto al Cairo e la custodia a Mansoura, sua città natale, secondo i legali Patrick è stato interrogato e ha subito percosse e scosse elettriche.

Nel frattempo, la consapevolezza che pesi la mobilitazione internazionale che si è creata sul caso di Zaky è fortissima tra familiari e amici del ricercatore. Da qui a domenica Amnesty e studenti hanno organizzato più di un flashmob al giorno, da Berlino a Milano dopo le manifestazioni di Bologna e Granada. E lunedì la comunità accademica dell'Alma Mater bolognese ha annunciato un maxi corteo per chiedere la liberazione di Zaky.

(Unioneonline/v.l.)
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