Il Venezuela si avvicina al voto con una nuova ondata di proteste.

Domani, 30 luglio, i cittadini sono chiamati a eleggere la nuova assemblea costituente chiamata a riscrivere la Costituzione del Paese sudamericano, e sono oltre 200mila gli agenti dispiegati per garantire la sicurezza.

Un voto che per gli oppositori è l'anticamera di una svolta autoritaria: una posizione condivisa dall'Onu, dagli Usa e da altri Paesi sudamericani.

E le tensioni non si placano, anzi. Altri morti negli scorsi giorni hanno insanguinato le strade di Caracas, dove l'opposizione ha sfidato il divieto di manifestare imposto dal presidente Nicolas Maduro. Sono 109 in totale le vittime da quando, lo scorso aprile, sono cominciate le proteste.

Il clima è sempre più incandescente: l'opposizione invita i cittadini a non recarsi alle urne, ha annunciato che non riconoscerà l'esito del voto e ha lanciato un appello a scendere in piazza domani, sfidando ancora una volta il divieto di Maduro, che prevede, per chi lo violerà, una condanna tra i 5 e i 10 anni di carcere.

È allerta anche nell'Occidente: gli Usa hanno ordinato ai familiari del personale delle ambasciate di lasciare immediatamente il Paese, e autorizzato alla partenza volontaria tutti gli impiegati della sede diplomatica.

Air France ha invece sospeso, fino a martedì, tutti i voli per Caracas.

(Redazione Online/L)
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