In pochi minuti il paradiso di mare e sole di Bondi Beach si è trasformato in un inferno di terrore e morte. E in un istante un fruttivendolo musulmano è diventato un eroe. Della strage di Sydney durante la festa dell'Hanukkah – almeno 16 morti e 29 feriti, una delle più gravi stragi d'odio antisemita al di fuori di Israele – resteranno le immagini di un uomo in pantaloni blu e camicia bianca che strappa il fucile dalle mani di un attentatore e quelle del suo volto mite e frastornato mentre, soccorso dai passanti, tampona il sangue che gli cola da una gamba.

Ahmed al Ahmed, fruttivendolo di 43 anni, sposato e papà di due figli, è l'eroe della giornata. Per i media locali è musulmano, anche se il premier Bibi Netanyahu ha parlato di «apice dell'eroismo ebraico». Di certo, nonostante nelle immagini non mostri la minima indecisione nell'azione, non ha alcuna esperienza di armi. Tutt'altro: nella vita appunto fa il fruttivendolo a Sutherland, sobborgo a 26 chilometri da Sydney. È solo un passante che ha deciso di intervenire e che probabilmente con la sua decisione ha salvato diverse vite. Il 43enne, sgusciando non visto tra le auto parcheggiate, riesce a bloccare un attentatore. Dopo una breve colluttazione gli strappa il fucile, puntandoglielo contro.

L'attentatore, a quel punto inoffensivo, si allontana, dirigendosi verso l'altro terrorista. Quest'ultimo poco dopo fa fuoco verso Ahmed, probabilmente colpendolo. Lui, nonostante le ferite, resta lucido e non risponde al fuoco. Anzi, appoggia il fucile ad un albero. Mentre il fruttivendolo agiva con incredibile lucidità, a Bondi era il caos.

Almeno 50 i colpi di fucile contro le famiglie riunite in riva al mare per celebrare il festival delle luci dell'ebraismo.

Due uomini hanno aperto il fuoco sulla folla: uno è stato ucciso, l'altro è gravemente ferito. Tra le vittime ci sono anche il rabbino di Sydney Eli Schlanger, una bambina di 12 anni e un sopravvissuto all'Olocausto. Due agenti di polizia sono gravissimi. Una carneficina, che poteva essere persino più grave: la polizia ha trovato rudimentali ordigni esplosivi su un veicolo nella zona dell'attacco.

Di uno degli attentatori è noto il nome: Naveed Akram, 24 anni. Fonti informate parlano di origini pakistane ma le autorità non confermano. La sua casa, nella zona sud-occidentale di Sydney, è stata perquisita e più tardi ne è uscito un uomo ammanettato. «Un atto di malvagio antisemitismo che ha colpito al cuore la nazione - ha commentato intanto il primo ministro Anthony Albanese - Il male che si è scatenato a Bondi Beach è incomprensibile».

Letizia Prete, 25enne di Como che studia, vive e lavora a Sydney, racconta che «all'improvviso si sono sentiti dei botti e abbiamo capito subito che erano spari. Le persone correvano per scappare via da lì e correndo inciampavano, cadevano, c'era un gran caos e quelli continuavano a sparare». 

All'Australia e alla sua comunità ebraica è arrivata la solidarietà dei principali leader internazionali, insieme a quella della comunità musulmana australiana e dell'Autorità Palestinese. Israele però ha puntato il dito contro Canberra, "colpevole” a suo dire di avere tra l'altro riconosciuto lo Stato Palestinese: il governo australiano «ha gettato benzina sul fuoco dell'antisemitismo - ha affermato il premier Benyamin Netanyahu - Si diffonde quando i leader rimangono in silenzio».

(Unioneonline)

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