Non accenna a finire, o quantomeno a placarsi, la guerra diplomatica in atto tra il Cremlino e la Casa Bianca, dopo l'ordigno al cloro piombato su Douma il 7 aprile scorso.

Nuove dichiarazioni di Mosca, infatti, stanno infiammando lo scenario internazionale, dopo che da Washington erano arrivate in mattinata parole tutto sommato distensive.

"L'attacco americano in Siria rischierà di portare nuove ondate di profughi in Europa", profetizza il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, tentando di allentare la pressione sempre più forte attorno all'alleato Assad, accusato di aver usato gas contro i civili.

Anzi, Lavrov ribalta la tesi internazionale che vuole come mandante della strage di Douma proprio il leader di Damasco: "l'attacco chimico di Douma è stato organizzato dai servizi speciali di un Paese che, ora, sta cercando di essere nelle prime file della campagna russofoba".

E rincara la dose, spiegando come in Siria basti poco per scatenare un'ondata di profughi in Europa: una condizione che può far piacere solo a coloro che "sono protetti dall'Oceano", dice riferendosi agli States.

Insomma, un complicato e al momento irrisolvibile rebus, sembra essere diventato l'affare Siria. Un intricato groviglio che sembra andare complicandosi e annodandosi su se stesso, ora dopo ora, giorno dopo giorno, nonostante i tentativi di trovare il bandolo della matassa per risolverlo.

Un filo buono, potrebbe essere quello che lega Emmanuel Macron e Vladimir Putin, dopo la recente telefonata in cui si è parlato di "intensificare la concertazione" per "riportare la pace e la stabilità" nel Paese.

Parole importanti, in tal senso, sono state pronunciate in giornata anche dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha definito come sulla vicenda il clima tra Russia e Stati Uniti "si stia calmando".

Anche se, al momento, di calma sulla scena internazionale sembra che ce ne sia ben poca.

(Unioneonline/DC)

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