Dilaga senza più freni la tempesta di fango alimentata dalle rivelazioni sugli scandali che per anni hanno coinvolto Andrea Mountbatten-Windsor, terzogenito della scomparsa regina Elisabetta II e fratello minore di re Carlo III: bufera che la monarchia britannica cerca di allontanare per quanto possibile da sé, con la definitiva messa al bando (a scoppio ritardato) del reprobo, ma su cui i riflettori dei media non accennano a spegnersi, a colpi di scoperchiamenti di segreti, sospetti o dettagli rimasti troppo a lungo fuori fuoco.

Privato del titolo di principe nei giorni scorsi dallo stesso Carlo, con un editto senza precedenti in epoca moderna, il 65enne Andrea resta nel mirino di ulteriori divulgazioni mediatiche imbarazzanti sui suoi (ben noti) legami con il defunto faccendiere pedofilo americano Jeffrey Epstein e con altre figure di dubbia reputazione. Frequentazioni che coinvolgono la sua ex moglie, Sarah Ferguson, e rischiano di minacciare ormai la posizione delle loro due figlie, Beatrice ed Eugenie, per ora risparmiate dall'umiliante revoca dei titoli di principesse.

Mentre qualche spettro si allunga pure sull'immagine e sul futuro tout court della monarchia, mossasi con decisione solo tardivamente e quasi obtorto collo (rispetto agli umori popolari) per prendere davvero le distanze da un uomo che sulla carta rimane per ora ottavo nelle linea di successione alla corona. A tre anni dall'ascesa al trono del quasi 77enne Carlo al posto di Elisabetta, matriarca di cui per decenni l'ex duca di York fu considerato "il figlio prediletto". E dopo che ancora due anni fa il delfino William - descritto adesso dalle veline di palazzo come inflessibile verso la pecora nera di casa Windsor, nel timore di conseguenze esiziali sul suo futuro regno - non si era preoccupato di farsi fotografare al volante scarrozzando lo zio a una messa di famiglia.

A riecheggiare le ultime accuse è fra gli altri il Guardian, che pubblica i contenuti di nuove email - rimbalzate dagli Usa - scambiate dall'ex principe con Epstein nel 2010, un anno dopo la prima condanna del finanziere per sfruttamento di ragazze minorenni. Messaggi in cui Andrea - che alcuni esponenti democratici vorrebbero vedere ora convocato a Washington per deporre dinanzi al Congresso sugli 'Epstein files' - affermava nero su bianco di "sperare" di rivedere presto "l'amico" Jeffrey, appena uscito di galera.

E accoglieva con toni di disponibilità la sollecitazione del miliardario a incontrare Jes Staley, chiacchierato banchiere - all'epoca al vertice di JP Morgan - dichiarato in seguito persona non grata nel Regno Unito per aver mentito alle autorità proprio sulle sue relazioni con Jeffrey Epstein. La Bbc, da parte sua, solleva ombre sul ruolo di 'brand ambassador' rivestito a suo tempo da Sarah Ferguson (in cambio di un compenso milionario) per conto di un società di mining di criptovalute fondata a Las Vegas da un altro controverso uomo d'affari americano, Jay Bloom.

Personaggio introdotto dalla ex duchessa pure alla figlia Beatrice e, quindi, fra il 2018 e il 2019, allo stesso Andrea: fino a una visita guidata a Buckingham Palace, dove l'allora principe possedeva ancora un ufficio, sotto il mantello protettivo di sua madre, avendo continuato a svolgere incarichi di rappresentanza ufficiale della dinastia sino al 2020, prima della ri-esplosione dello scandalo Epstein.

Uno scandalo destinato intanto a costare al "signor Mountbatten-Windsor" anche la perdita del rango di 'vice admiral' (contrammiraglio) della Royal Navy, in via di revoca da parte del governo laburista di Keir Starmer su indicazione esplicita "del re" suo fratello, secondo quanto reso noto in queste ore dal ministro della Difesa, John Healey. Vincolo residuo con quell'uniforme di cui Andrea - pur escluso dai gradi militari già da 5 anni - continuava ad andar fiero in veste almeno di ufficiale a riposo della Marina britannica: ricordo delle remote 'glorie' giovanili della missione di guerra compiuta durante il conflitto delle Falkland-Malvinas contro l'Argentina.

(Unioneonline)

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