Vengono chiamate “polmoniti non diagnosticate” e in molti le definiscono “misteriose” perché, di fatto, delle polmoniti che da metà ottobre stanno colpendo soprattutto i bambini nel Nord della Cina di certo non si sa nulla.

La mancanza di elementi è totale, tanto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto alle autorità sanitarie cinesi maggiori informazioni, mentre i post affidati a X (ex Twitter) parlano di ospedali affollati, come quello pediatrico di Pechino e quelli della provincia di Liaoning.

La memoria non può allora che correre alle “misteriose polmoniti” che alla fine del 2019 annunciarono quella che qualche tempo dopo venne riconosciuta come la seconda pandemia del secolo.

A dare la prima notizia delle polmoniti, il 13 novembre scorso, è stata la Commissione nazionale cinese per la sanità, attribuendole ad agenti patogeni molto noti, come il mycoplasma pneumoniae (la più comune causa delle polmoniti nei bambini), il virus respiratorio sinciziale e il virus SarsCoV2 responsabile della pandemia di Covid-19. Circa una settimana più tardi, però, la rete internazionale della Società di infettivologia, la ProMed, ha parlato di «focolai di polmoniti non diagnosticate». Di qui la richiesta di dati epidemiologici e clinici da parte dell'Oms.

I SINTOMI – I sintomi più frequenti, secondo le descrizioni degli infettivologi su ProMed, sono tosse, letargia e in misura minore febbre: tutti compatibili con gli agenti infettivi citati dalle autorità cinesi.

Per il virologo Francesco Broccolo, dell'Università del Salento, «l'ipotesi più naturale è che, dopo che in Cina sono state tolte le misure anti-Covid, dopo tre anni di relativo isolamento l'esposizione a tutti i patogeni respiratori abbia trovato il sistema immunitario impreparato. Vale a dire - osserva - che per tutto quel tempo il sistema immunitario non ha avuto le istruzioni di memoria tipiche di quando, ogni anno, si viene esposti ai patogeni responsabili di malattie respiratorie».

Una situazione del genere, prosegue Broccolo, «potrebbe effettivamente portare a un'ondata di polmoniti». Di qui «il dubbio che può nascere a un virologo: se le possibili cause sono note, perché definirle polmoniti non diagnosticate?». Questo, rileva, «lascia cadere un'ombra di preoccupazione, considerando che non vengono né definite né diagnosticate polmoniti i cui agenti patogeni sospettati sono facilmente diagnosticabili con analisi di laboratorio e radiografie».

D'altro canto, riuscire a capire le cause delle polmoniti non diagnosticate in Cina è complicato perché, «da un lato i medici sono formidabili, mentre i politici hanno una logica diversa», osserva Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto 'Mario Negri'. «È impossibile che non sappiano che cosa sia a causare le polmoniti e noi non abbiamo gli elementi perché non ce li hanno dati», dice l'esperto. «La possibilità che vedo più ragionevole - prosegue - è che i lunghi lockdown abbiano reso più fragile il sistema immunitario dei bambini. Probabilmente le chiusure vanno bene per brevi periodi, ma studi recenti hanno concluso che lockdown e chiusure delle scuole vanno bene per brevi periodi. Questa è una cosa che all'inizio della pandemia non si sapeva».

(Unioneonline/v.l.)

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