Mentre proseguono senza sosta le ricerche di eventuali sopravvissuti, si aggrava di ora in ora il bilancio del devastante terremoto tra Siria e Turchia.

È salito a oltre 11.200 morti, secondo gli ultimi rapporti ufficiali: 8.574 in Turchia, ha annunciato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha visitato la città di Kahramanmaras, epicentro del terremoto, mentre in Siria sono stati estratti dalle macerie 2.662 corpi.

Decine di migliaia i feriti, ancora imprecisato il bilancio dei dispersi. «Tirateci fuori», è il grido di migliaia di persone che, sepolte sotto le macerie, trovano la forza per invocare aiuto. Vive non si sa per quanto, mandano note vocali, video, posizione a parenti e amici.

Nonostante il maltempo e le scosse di assestamento, almeno 8mila persone sono state salvate in Turchia, ha detto il vicepresidente Fuat Oktay. Nessuno può dire con esattezza quanti siano i dispersi sotto le macerie, ma l’Oms, mappando le terribili scosse che hanno squarciato centinaia di km di crosta terrestre, ha azzardato la stima di 23 milioni di persone in qualche modo coinvolte.

E ancora si vedono salvataggi che sanno di miracolo: in Siria una bambina di circa 8 anni è stata salvata dopo essere stata intrappolata sotto le macerie per 40 ore.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato lo stato di emergenza per tre mesi nelle 10 province del sud est della Turchia. Chi è sopravvissuto e sa che sotto le macerie ci sono parenti e amici non si dà pace. «Ci hanno lasciato morire», è il grido di una donna ad Antiochia tra le rovine di un condominio dove la gente scava a mani nude. E un'altra, Cagla Ezer, ha detto singhiozzando di aver sentito suo fratello implorare il suo nome dalle rovine del condominio dove abitava. «C'erano 25 persone solo in quell'edificio», ha spiegato. «Ho provato a chiamare l'Afad», il gruppo di coordinamento per le emergenze della Turchia, "ma non è venuto nessuno".

Ma Erdogan non si smentisce, vietato criticare il “Sultano” e la macchina dei soccorsi. La Polizia usa il pugno duro anche in questo drammatico momento: quattro persone sono state arrestate per alcuni post sui social che polemizzavano con i ritardi nei soccorsi: sono accusate di essere «provocatori che miravano a creare paura e panico».

L’ITALIANO DISPERSO

Si chiama Angelo Zen, ha 60 anni ed è originario di Saronno ma risiede da una ventina d’anni in Veneto, a Maerne di Martellago (Venezia) l’italiano disperso.

Si trovava per lavoro a Kahramanmaras, città turca di un milione di abitanti, epicentro del sisma, rasa al suolo dalla scossa. Dopo l'ultimo contatto di domenica sera, poche ore prima del terremoto, di lui non vi sono più notizie. Mirko, uno dei due figli, conferma che nessuno è più riuscito a sentirlo. Il suo cellulare è silenzioso. Non sanno se sia miracolosamente salvato, se sia ferito, magari portato in un ospedale, o sia veramente disperso.

«Per adesso è soltanto non rintracciabile, non sappiamo dove stava durante il terremoto. Prima di dare notizie è meglio essere molto prudenti», ha detto il ministro Antonio Tajani, ricordando che nella zona «non ci sono collegamenti telefonici o internet. È difficile trovare una persona in una città di un milione di abitanti».

Angelo Zen girava da anni il mondo - spesso era proprio in Turchia - per assicurare la manutenzione dei macchinari usati dalle aziende orafe. Lui stesso era stato dipendente di una ditta orafa del bassanese. Poi aveva fatto il grande passo: si era messo in proprio, e grazie alla grande esperienza aveva avuto successo.

(Unioneonline/L)

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