Continua a salire drammaticamente il bilancio delle vittime del terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito la Turchia orientale e il nord della Siria

Al momento, dato per forza di cose ancora provvisorio, il numero di morti è di 5.016, di cui 1.598 in Siria. Secondo una stima dell’Oms il numero delle vittime è destinato ad arrivare a circa 20mila.

E c’è anche un italiano tra i dispersi. Un nostro connazionale – a quanto si apprende – è irreperibile e si trovava in una delle città turche più colpite dal sisma. Era in un albergo che è andato completamente distrutto.

Ha confermato la notizia anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «L’Unità di Crisi della Farnesina ha rintracciato tutti gli italiani che erano nella zona del sisma. Tranne uno. Si sta cercando ancora un nostro connazionale, in Turchia per ragioni di lavoro. La Farnesina, fino ad ora, non è riuscita ad entrare in contatto con lui».

«IL SUOLO SI È SPOSTATO DI ALMENO TRE METRI»

Uno dei terremoti più violenti che si sono mai registrati in Turchia, mille volte più forte di quello di Amatrice del 2016 e 30 volte più forte di quello in Irpinia del 1980. La nuova faglia che si è attivata ieri ha provocato uno spostamento del suolo fino a 10 metri.

Dopo il potente terremoto si sono verificate centinaia di scosse di assestamento: 43 quelle di magnitudo 4.3 o superiore, tre quelle che hanno misurato più di 6.0.

Il sisma è avvenuto in una zona altamente sismica, punto d'incontro della placca Est anatolica, di quella Arabica e dell'Africana, con la prima che viene schiacciata dalla placca Arabica e spinta a Ovest, verso l'Egeo. Ad attivarsi è stata una delle due grandi faglie che attraversano la Turchia, quella Sud-Est anatolica, che «è una delle più attive nel Medio Oriente, insieme a quella del Mar Morto che attraversa Siria, Libano Israele e Giordania e che separa la placca Araba da quella Africana», osserva il presidente dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni.

«Il più grande disastro dal 1939», ha detto senza mezzi termini il presidente turco Recep Tayyup Erdogan. Si riferisce al terremoto di Erzincan, che nel 1939 appunto provocò la morte di circa 33mila persone. Il sisma del 1.999 a Izmit, magnitudo 7.6, uccise più di 17mila persone.

«Spero che ci lasceremo alle spalle questi giorni disastrosi. Oggi è il giorno di 85 milioni di cuori in un solo battito», ha detto il leader turco, che ha proclamato sette giorni di lutto nazionale. Le bandiere sventoleranno a mezz'asta fino a domenica 12 febbraio.

Nel buio totale, uno spiraglio di luce. A 28 ore dalla devastante scossa infatti una donna e i suoi tre figli sono stati estratti dalle macerie di un edificio crollato nel distretto Nizip di Gaziantep.

(Unioneonline/L)

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