Mentre i sostenitori di Juan Guaidò sfilano verso le caserme militari, per esortare l'esercito a voltare le spalle a Nicola Maduro, il presidente venezuelano chiama a raccolta migliaia di soldati e li invita a farsi trovare "pronti" in caso di attacco degli Stati Uniti.

Fallito il tentato golpe di Guaidò, che aveva cercato di lanciare una sollevazione contro Maduro nell'esercito, il presidente venezuelano chiede fedeltà ai suoi soldati, ormai unico baluardo e vero pilastro di un potere - quello del leader bolivariano - sempre più offuscato.

"Fatevi trovare pronti in caso di attacco dell'impero nordamericano", ha detto Maduro.

E d'altronde Mike Pompeo da giorni va ribadendo che un intervento militare è "possibile". "Il momento della transizione è ora, niente più fame, niente più bambini senza medicine, niente più repressione", ha dichiarato in un messaggio video il segretario di Stato Usa, che ha anche attaccato Cuba e Russia per aver "aiutato il governo Maduro a generare miseria".

Quattro i morti e oltre 200 i feriti negli scontri innescati, a partire da martedì, dalle ultime proteste degli oppositori.

E ora Maduro lancia la caccia ai "traditori" e ai "promotori della spinta golpista". La procura ha annunciato 18 mandati d'arresto contro civili e militari che "saranno puniti severamente". Ma Leopoldo Lopez, esponente dell'opposizione ricercato, si è rifugiato nell'ambasciata spagnola, mentre 25 militari hanno chiesto asilo nelle ambasciate di Brasile e Panama.

(Unioneonline/L)
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