Libano, altissima tensione. Sul posto 1.200 militari italiani guidati dalla Brigata Sassari
Allarme per l’escalation tra Israele ed Hezbollah. Tajani: «I connazionali lascino il Paese»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Altissima tensione tra Israele e Libano, dopo la strage di bambini provocata a Majdal Shams da un razzo lanciato dai miliziani Hezbollah, cui sono seguiti raid di rappresaglia da parte dello Stato ebraico.
E c’è allarme per gli italiani presenti nel Paese mediorientale: 1.200 militari e altri 3.000 connazionali.
Ai civili è arrivato in queste ore l’invito della Farnesina a lasciare il territorio libanese quanto prima.
«Seguiamo con grande attenzione non soltanto i nostri 1200 militari che addestrano le forze armate libanesi, ma anche i 3000 italiani. Siamo pronti a qualsiasi evenienza nel caso in cui, e ci auguriamo che non accada, la situazione dovesse peggiorare», ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
«Ci impegnano – ha aggiunto Tajani – a fare tutto ciò che serve per tutelare l'incolumità degli italiani che vivono in Libano. Certamente oggi invitiamo gli italiani che sono in Libano alla massima prudenza. Chi può rientrare lo faccia. Sconsigliamo nella maniera più ferma di andare in quel Paese fin quando la situazione è così complicata».
Da agosto – e fino a febbraio – sarà la Brigata Sassari ad assumere il comando del contingente italiano e del settore Ovest di Unifil (la forza multinazionale di interposizione delle Nazioni Unite nel Libano del Sud).
A guidare l’operazione, denominata Leonte e finalizzata a garantire il rispetto della risoluzione 1701 dell'11 agosto 2006 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, il generale Stefano Messina, comandante dei “Dimonios”.
Dei circa 1.200 militari italiani i sassarini sono oltre 500, appartenenti al Comando Brigata, al 151esimo Reggimento fanteria, al Reggimento logistico, al Quinto Reggimento genio guastatori di Macomer e al 45esimo Reparto Comando e Supporti Tattici "Reggio".
(Unioneonline/l.f.)