La tregua a Gaza è finita. Hamas ha accusato oggi Israele di aver «deciso di affossare» l’accordo raggiunto a gennaio in Medio Oriente, dopo il lancio stanotte di attacchi aerei sulla Striscia. I raid, come comunicato su Telegram dal ministero della Sanità di Gaza, finora hanno provocato 404 morti e 562 feriti, mentre «diverse vittime sono ancora sotto le macerie e sono in corso le operazioni di recupero».

Dal canto suo l’esercito israeliano afferma che gli attacchi arrivano dopo che l'Idf ha identificato i preparativi di Hamas per lanciare attacchi contro Israele, mentre si sta riorganizzando e riarmando. Un’azione preventiva dunque quella degli uomini di Netanyahu.

«Gli attacchi hanno preso di mira - ha spiegato un funzionario israeliano a Cnn – comandanti militari di medio rango e dirigenti di Hamas, e continueranno finché necessario». In tutta risposta un alto funzionario di Hamas ha detto oggi che Israele «ha deciso di sacrificare i suoi ostaggi». La scelta del premier Benjamin Netanyahu «di riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e imporre loro una condanna a morte», ha affermato Izzat al-Rishq aggiungendo che Netanyahu sta usando i combattimenti nell'enclave palestinese come una «scialuppa di salvataggio» politica per distrarre dalle crisi interne dello Stato ebraico. 

Ma la linea del ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, sembra ben tracciata: «Non smetteremo di combattere finché tutti gli ostaggi non saranno tornati a casa e tutti gli obiettivi di guerra non saranno stati raggiunti», ha affermato. Tra questi obiettivi, oltre alla restituzione di tutti gli ostaggi (vivi e morti), c'è la distruzione di Hamas come forza militare o politica nella Striscia di Gaza.

(Unioneonline/v.f.)

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