Un calcio, un pugno e una gomitata, il prigioniero indifeso che finisce a terra e le violenze che continuano. Chissà per quanto, perché il filmato diffuso dura solo pochi secondi.

Protagonista è Adam Kadyrov, il figlio 15enne del leader ceceno Ramzan Kadyrov. Ed è stato proprio il “macellaio di Grozny”, così viene chiamato Kadyrov, a diffondere il video su Telegram. Immagini che fanno inorridire chiunque, tranne lui, che anzi è fiero del figlio: «Senza esagerare, sì, sono orgoglioso dell’azione di Adam», scrive commentando il filmato.

Vittima del pestaggio è il detenuto Nikita Zhuravel, ucraino di 19 anni recluso da maggio a Grozny con l’accusa di aver bruciato il Corano.

Il braccio destro di Kadyrov, Adam Delimkhanov, ha difeso quello che lui definiva un esempio di «patriottismo e di aspirazione a proteggere la religione».

Quell’Islam che i leader ceceni ostentano e radicalizzano, usandolo per reprimere l’opposizione e mantenere il potere con la forza. L’esaltazione delle gesta di Kadyrov jr però dimostrano anche che il territorio governato dal macellaio di Grozny spesso sfugge al controllo di Mosca.

Le immagini diffuse dal leader ceceno sono diventate subito virali. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha preferito non parlarne, ma alcuni commentatori russi sì. Si è esposto addirittura Yevgeny Popov, giornalista di Rossiya 1, per denunciare che «non si possono picchiare le persone, è illegale». Parole che non sembrano preoccupare il leader ceceno: «In rete si discute ancora sul fatto che Adam Kadyrov abbia picchiato il bruciatore del sacro Corano Nikita Zhuravel, un complice dei servizi di sicurezza ucraini. Lo ha picchiato e ha fatto la cosa giusta».

(Unioneonline/L)

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