«Io, drogata e stuprata da decine di uomini come una bambola di pezza»
In tribunale la testimonianza di Gisèle, che il marito ha stordito per anni facendola violentare da sconosciuti«Usata come una bambola di pezza»: calma e determinata, dinanzi al marito carnefice e agli altri 51 uomini accusati di averla stuprata per dieci anni, Gisèle Pelicot, ha raccontato a cinque magistrati il calvario di cui è rimasta vittima per dieci anni, nel quarto giorno di processo al tribunale di Avignone.
Per un decennio, la donna di 72 anni è stata drogata dal marito che poi la faceva violentare da sconosciuti, assistendo e riprendendo le violenze, avvenute nella cittadina di Mazan.
Un incubo – che sta sconvolgendo l’opinione pubblica francese - durato fino al 20 novembre 2020, quando i poliziotti di Carpentras, nel dipartimento di Vaucluse, la convocarono in commissariato, dopo aver sorpreso il marito che filmava donne al supermercato e dopo aver trovato nel suo pc migliaia di immagini di violenze.
Agli inquirenti che la interrogarono la donna, ancora ignara, confermò di essere effettivamente la moglie di Dominique Pelicot, un «tipo chic, un marito super», senza sospettare nulla. Poi le vennero mostrate quelle immagini. «Mi sono vista inerte, a letto, mentre mi violentavano. Scene da horror».
La donna ha scelto di partecipare al processo che vede imputato il marito e altri 50 uomini senza anonimato, per dare un «esempio» a tutte le donne vittime di violenza che non hanno il coraggio di denunciare.
Nella sua testimonianza Gisèle ha parlato della prima volta in cui vide i filmati ripresi dal marito, nel corso dei colloqui con gli inquirenti. «Uno più atroce dell'altro», ha spiegato, descrivendo «scene di barbarie, di stupri. Sono stata sacrificata sull'altare del vizio».
Le forze dell'ordine hanno rinvenuto in totale circa 4.000 tra foto e video, meticolosamente conservati e catalogati dal marito. Immagini di circa 200 violenze subite in dieci anni.
Fra gli imputati, di tutte le età, le categorie e i tipi di persone ci sono pompieri, artigiani, infermieri, giornalisti, guardie carcerarie. Celibi, sposati, divorziati. La maggior parte di loro ha partecipato alle violenze una sola volta, altri sono tornati fino a sei volte e nella maggioranza dei casi non indossavano nemmeno il preservativo. Il marito della vittima ha testimoniato che «tutti sapevano» che la moglie era drogata a sua insaputa.
Il verdetto è atteso per il 20 dicembre.
(Unioneonline)