Tregua, terre contese, garanzie e truppe sul campo: gli ostacoli sulla strada del vertice della svolta
Tutti i nodi del negoziato che restano ancora irrisoltiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il clima sembra cambiato, e tutto lascerebbe pensare a un'accelerazione verso la fine della guerra. Ma al di là delle buone intenzioni, dal vertice alla Casa Bianca tra Trump, Zelensky e i leader europei si esce con un percorso ancora tutto da costruire. E con tutti i principali nodi del negoziato ancora da sciogliere.
TREGUA SÌ TREGUA NO – Zelensky, sostenuto dagli europei, vorrebbe un cessate il fuoco immediato. Emmanuel Macron e Friedrich Merz lo hanno detto chiaramente nel corso del vertice della Casa Bianca, sostenendo che fare tacere le armi dovrebbe essere il primo passo prima di avviare un vero e proprio negoziato. Di diverso avviso Donald Trump che, sposando la linea del Cremlino, ha affermato che le trattative possono andare avanti anche mentre in Ucraina si combatte. «Si può negoziare anche sotto le bombe», aveva detto giorni fa l'ex presidente russo, Dmitri Medvedev.
LE TERRE CONTESE – Le posizioni di Mosca e Kiev restano cristallizzate. Putin (oltre al riconoscimento definitivo della Crimea alla Russia) vuole tutto il Donbass, con il ritiro dei militari ucraini dalle regioni sud-orientali di Donetsk e di Lugansk in parte occupate dai russi. Vuole poi congelare la situazione al fronte nelle altre due oblast ucraine parzialmente occupate: quelle meridionali di Kherson e Zaporizhzhia. Zelensky tiene il punto: 'Nessun regalo all'invasore". E mostrando a Trump una mappa delle aree contese, ha spiegato l'impossibilità di Kiev di cedere il Donbass, dove si trova quella linea estrema di difesa ucraina che, se lasciata a Mosca, potrà aprire la strada a future invasioni russe.
LE GARANZIE PER KIEV – Tante le ipotesi. Dall'articolo 5 in stile Nato (ma fuori dalla Nato), a uno scudo di difesa aerea, al rafforzamento dell'arsenale e dell'esercito ucraino. Tutte soluzioni che in un modo o nell'altro vengono osteggiate o guardate con grande diffidenza dal Cremlino e che, in parte, dividono anche gli occidentali.
BOOTS ON THE GROUND – Per proteggere Kiev alcune capitali europee - Parigi, Londra e Berlino in primis - vorrebbero l'invio di militari in Ucraina, sotto forma di forze di interposizione. Da parte di Putin c'è il veto assoluto a truppe di Paesi della Nato. Trump ha assicurato che non invierà mai soldati Usa. La presenza militare potrebbe prendere la forma di una cospicua forza di peacekeeping (per integrare l'esercito ucraino), o quella di una forza 'tripwire' (molto più piccola ma che potrebbe funzionare da deterrente), o ancora quella di una forza di osservazione con un centinaio di soldati che si limitano a vigilare su eventuali attacchi.
(Unioneonline)