«Il ministro Tajani può garantire che tra il materiale consegnato a Israele non ci siano anche le bombe per aerei e i proiettili d'artiglieria prodotti in Sardegna dalla Rwm Italia?». A chiederlo al responsabile degli Esteri del governo Meloni sono i parlamentari del M5S delle commissioni Esteri di Camera e Senato.

In mano hanno gli ultimi dati diffusi dall'Istat sull'esportazione di armi italiane verso Tel Aviv, che  mostrano un'impennata delle consegne nel mese di giugno con oltre 3 milioni di euro di materiale bellico “Made in Italy” ceduto al Paese in guerra: «Un boom che porta a 7,6 milioni il valore complessivo il valore dell'export militare verso Israele dall'inizio della guerra a Gaza». 

La Farnesina,  aggiungono i pentastellati, «sostiene che si tratti principalmente di materiale per le comunicazioni non impegnato nelle operazioni a Gaza, ma le autorizzazioni all'export per 9,9 milioni di euro rilasciate l'anno scorso prima del 7 ottobre - come indicato nella tabella B7 della relazione sull'export bellico trasmessa lo scorso marzo al Parlamento - riguardano anche “bombe, razzi, missili, munizioni e aeromobili”».

E il sospetto è che nei carichi ci siano armi prodotte a Domusnovas.  «Due risoluzioni dell'Onu, quella approvata ieri dall'Assemblea generale con l'astensione dell'Italia e quella approvata lo scorso aprile dal Consiglio per i diritti umani, chiedono un embargo globale sulle armi a Israele: il governo italiano rispetti le Nazioni Unite e non renda il nostro Paese complice dei crimini di guerra di Israele a Gaza», concludono i parlamentari 5 stelle.

(Unioneonline/E.Fr.)

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