Il disertore nordcoreano rientrato in patria "non era segnato come caso di Covid-19 o come persona venuta a contatto con contagiati": lo ha riferito Yoon Tae-ho, funzionario del ministero della Salute sudcoreano, presentando i test negativi fatti su due persone venute a stretto contatto con l'uomo, indicato ieri dalle autorità di Pyongyang come il primo "caso sospetto" di Covid-19 nel Paese, tanto da spingere il leader Kim Jong-un a dichiarare "l'allerta massima" e a disporre il lockdown della città di Kaesong.

L'uomo, ha riferito la Yonhap, era indagato per l'accusa di aver abusato a giugno di una donna che aveva anche lei disertato il Nord.

La polizia aveva avuto la scorsa settimana indicazioni sul suo desiderio di tornare in patria, comunicandogli il divieto di lasciare il Paese.

I militari di Seul, nella bufera per la scarsa vigilanza, hanno spiegato che l'ipotesi più accreditata è che l'uomo, un 24enne, sia riuscito a sfuggire ai controlli al confine nuotando dall'isola occidentale di Gwanghwa.

"Abbiamo rilevato il luogo specifico da dove il disertore è riuscito a tornare in patria sull'isola di Ganghwa, dove è stata ritrovata una borsa creduta essere sua", ha detto in conferenza stampa il colonnello Kim Jun-rak, portavoce del Comando di stato maggiore congiunto sudcoreano.

"Pare sia scivolato via da una conduttura di scarico sotto il filo spinato per evitare la sorveglianza, finendo nel fiume Han e nel mar Giallo", ha aggiunto Kim, suggerendo che l'uomo abbia proseguito a nuoto. Infatti, il disertore pentito era arrivato al Sud nel 2017, sempre nuotando, ma fino all'isola di Gyodong, vicino a quella di Ganghwa. Kim ha aggiunto che i militari prenderanno tutte le misure necessarie per ricostruire l'accaduto.

Di certo c'è che l'uomo ha raggiunto Ganghwa in taxi pochi giorni fa, il 18 luglio, nell'esatto punto ritenuto essere quello di fuga, mentre ieri l'agenzia nordcoreana Kcna ha datato al 19 luglio il suo ritorno a casa attraversando illegalmente il confine intercoreano.

(Unioneonline/F)
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